Passeggiate

Via Giulia: l’utopia
urbanistica di Giulio II

I mille segreti di una strada unica al mondo

Considerata tra le più belle strade del mondo, fu ideata dal Bramante nel 1508.

L'Oratorio del Gonfalone

L’Oratorio del Gonfalone

Gli ordini erano arrivati dall’imperioso Giulio II della Rovere, il quale, mentre era impegnato nel disegno del consolidamento dello Stato pontificio, intendeva anche ristrutturare Roma secondo il piano urbanistico delineato dallo zio, papa Sisto IV della Rovere. La strada doveva infatti collegare il Ponte Sisto, di recente ricostruzione sulle antiche basi di epoca classica, all’Ospedale di Santo Spirito, anch’esso rinnovato da papa Sisto IV. Anche se il progetto non poté essere completato in questa come in altre parti, via Giulia resta comunque una delle strade più armoniose di Roma. Ogni suo angolo merita un’attenta osservazione. Sfilano infatti, uno dopo l’altro, edifici di straordinaria bellezza, quali il cinquecentesco Palazzo Clarelli, di Antonio Sangallo il Giovane, passato poi ai Medici; di fronte, le Case di Raffaello, dove l’artista avrebbe voluto abitare se non fosse sopraggiunta la morte nel 1520. Poi, al civico 66, ecco Palazzo Sacchetti, la casa del Sangallo.

Proseguendo, ci si imbatte nel poderoso Palazzo dei Tribunali, iniziato da Bramante per Giulio II e mai terminato. Nel mezzo, la chiesetta di San Biagio degli Armeni o della Pagnotta, dall’antico uso di distribuire una pagnotta ai fedeli e ai poveri il giorno della festa del santo: è anteriore al X secolo, ma completamente rifatta nel Settecento. Segue la facciata di Santa Maria del Suffragio di Carlo Rainaldi. E, all’angolo di via del Gonfalone – dove si trova l’Oratorio di Santa Lucia del Gonfalone –, altri resti di quello che doveva essere il Palazzo dei Tribunali.

Di seguito, il grande edificio delle Carceri Nuove erette per Innocenzo X nel 1655, attualmente sede del Museo di Criminologia.

Spirito Santo dei Napoletani - Via Giulia

Spirito Santo dei Napoletani – Via Giulia

Poi, la chiesetta di San Filippo Neri, l’unica a Roma dedicata al “santo della gioia”. E ancora, la chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani, donata nel 1572 alla Confraternita dei Napoletani, al cui interno si trovano opere di Luca Giordano e un frammento di affresco attribuito ad Antoniazzo Romano.

Seguono, in fondo alla via di Sant’Eligio, la piccola chiesa di Sant’Eligio degli Orefici, eretta nel 1516 su disegno di Raffaello, il Palazzo Falconieri, sede dell’Accademia d’Ungheria, con la facciata in parte del Borromini, con angoli-pilastri a forma di erme dalla testa di falco su busto muliebre. All’interno si può ammirare lo scalone del Borromini. Attigua al palazzo c’è la chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, eretta nel 1575 e riedificata dal Fuga nel 1733: era la chiesa della Confraternita che si occupava di dare degna sepoltura ai morti senza nome e abbandonati per le strade di Roma e nelle campagne circostanti.

Infine, il bellissimo arco che unisce il giardino di Palazzo Farnese ai modesti fabbricati di fronte, e che avrebbe dovuto proseguire con un ponte sul Tevere e collegare Palazzo Farnese alla Villa Farnesina.

Come la sua tomba in Vaticano ad opera di Michelangelo e il Palazzo dei Tribunali, anche questo fu uno dei sogni irrealizzati di Giulio II.

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