Racconti d'autore - Ezio Raimondi

Con gli occhi di Caravaggio

Passione e realtà nel dialogo tra Longhi e il Gran Lombardo

«Longhi ha un dialogo con Caravaggio fin dalla metà degli anni dieci, che va intensificandosi molto negli anni venti, con l’uscita dei Quesiti caravaggeschi, e tocca il suo apogeo negli anni cinquanta.

Amerigo Bartoli, ritratto di Roberto Longhi

Roberto Longhi ritratto da Amerigo Bartoli

Per lui, Caravaggio era sempre stato il pittore della realtà percepita nella sua dimensione “feriale”, quella in cui il quotidiano si impone finalmente come cosa comune a ogni uomo; non è quindi da escludere che dopo il 1950, mentre in Italia si discuteva a più riprese il problema del realismo, anche a livello ideologico, Caravaggio consentisse al critico di parlare di un realismo diverso, dove ciò che contava era la profondità della percezione, la rappresentazione dell’aneddoto come fatto drammatico corrente.

Parlando delle tecniche longhiane di interpretazione verbale, va notato come l’incontro con Caravaggio abbia segnato anche un’inaspettata ed estrema evoluzione nello stile critico di Longhi. Se si prende in esame la sua ultima monografia, il Caravaggio, si scopre uno stile più limpido, più ordinato. Prendendo a prestito un’idea di André Gide, che definiva il classicismo «l’arte del levare», si potrebbe dire che questo è il momento di classicità di uno stile non classico. Dopo un inizio senza sussulti, in una prosa signorile e conversevole, il saggio trova una precisa dimensione narrativa:

 

Oggi il presente storico che ci riguarda è quello del Caravaggio stesso, ma perché la storia passata sempre si ricolorisce da quella del presente, è di tanto più facile che un viaggio di riscoperta nelle zone battute dal Caravaggio adolescente ci faccia rivedere quelle cose con occhio già caravaggesco.

Moretto, Apparizione della Madonna al sordomuto Filippo Viotti

Moretto, Apparizione della Madonna al sordomuto Filippo Viotti

Chi rientri, poniamo, nella cappella di San Giovanni Evangelista a Brescia dove i santi del Moretto si schermano dai colpi del sole o, a maniche rimboccate, sono in atto di pescar le idee nel calamaio; oppure salga a Paitone a riveder la Madonna paesana che appare, chiara e vicina, al contadinello fidente; o ricollochi in San Francesco a Bergamo il San Pietro Martire che vi figurava quando il Caravaggio se ne ficcò in mente qualche tratto […] si troverà ad avere raccolto un piccolo «museo immaginario» simile a quello che fu presto negli occhi di Caravaggio ragazzo. (R.Longhi, Caravaggio, p. 803)

 

… Forse Longhi, percorrendo la sua parabola, tramite Caravaggio arriva a sentire il vivere corrente, ma sempre attraverso il diaframma della pittura, quasi a salvarlo.

autoritratto di Caravaggio

Caravaggio, Autoritratto

Si potrebbe fare un’analisi delle metafore longhiane e scoprire che le sensazioni passano quasi sempre dall’occhio, mai dagli altri sensi. Nelle sue pagine si incontra sempre una carne liberata dal segno concreto della sofferenza. In Longhi questa carne non c’è, c’è la sua invenzione.»

(testo tratto da: Ezio Raimondi, Barocco moderno. Roberto Longhi e Carlo Emilio Gadda, Paravia e Bruno Mondadori editori, Milano 2003, pp. 126-132)

 

 


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