L’avevano chiusa nel dicembre del 2007 per demolirla. Poi, finiti i soldi per proseguire gli scavi archeologici ai Fori, la distruzione fu rimandata. L’hanno riaperta al pubblico il 28 ottobre dello scorso anno. È comunque opportuno affrettarsi a visitarla. Perché, prima o poi, Via Alessandrina scomparirà: solo con la sua eliminazione i resti del Foro di Traiano e quelli di Augusto torneranno, un giorno, a combaciare.
La via Alessandrina è l’unica testimonianza rimasta di un quartiere del XVI secolo completamente demolito negli anni Trenta per l’apertura della via dell’Impero, l’odierna via dei Fori Imperiali; è stata, dunque, una delle vittime dell’«eterna fissazione sventratoria che la nuova Italia positivista condivideva con le altre capitali europee», ha scritto l’ambientalista, giornalista e politico Antonio Cederna.
Nel 1926, infatti, gli scavi ordinati dal Governatorato fascista riportarono alla luce ampi settori dei Fori di Cesare, di Augusto, di Nerva e di Traiano: un’ “impresa” costata, però, la completa demolizione del quartiere Alessandrino, sorto nel 1570 su iniziativa del cardinale Michele Bonelli, nipote di papa Pio V Ghiseri, soprannominato “l’alessandrino” per via della sua origine piemontese: era nato a Bosco Marengo in provincia di Alessandria. Da qui, l’appellativo dato al quartiere e al suo asse viario principale.
Lunga più di 400 metri, la via Alessandrina collegava l’area urbanizzata del Foro Traiano con la Basilica di Massenzio. Con la riattivazione della Cloaca Massima, tra l’altro, Il “Cardinal Nipote” aveva promosso la bonifica di tutta l’area soggetta a impaludamento compresa tra la Colonna Traiana e l’altura della Velia.
Le alterne vicende della via si rimettono in moto nel 1998, quando, nel corso degli scavi ai Fori riemersero i piani terreni e le cantine di abitazioni compresi nel perimetro dell’antico quartiere Alessandrino. Non solo: le indagini archeologiche riconsegnarono anche livelli del periodo medievale e importantissimi reperti architettonici marmorei dell’antichità. Tutto questo raccontava storie più antiche: per esempio, che nel X secolo l’area del Foro di Traiano era stata urbanizzata fino ad assumere, nel XIII secolo l’aspetto tipico dei quartieri residenziali del Basso Medioevo con le case a più piani allineate a schiera, sopravvissute fino all’impaludamento della zona poi recuperata dal cardinal Michele Bonelli.
Oggi il tracciato superstite divide le aree archeologiche dei Fori di Augusto, di Nerva e di Traiano e la via restituisce un punto di vista unico e suggestivo per ammirare i resti degli antichi complessi architettonici. Una prospettiva destinata, come s’è detto, a scomparire.
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