Della Garbatella si potrebbe parlare per ore. Quartiere romano fin dentro le ossa, se ne innamorò addirittura il Mahatma Gandhi che, di ritorno da Londra per perorare la causa
dell’indipendenza indiana, fece tappa a Roma. E, assillato dagli enormi problemi di sovrappopolazione dell’India, espresse il desiderio di vedere con i propri occhi il quartiere di cui tutto il mondo parlava, per via di quello che in Europa all’epoca si raccontava, ovvero che il governo fascista aveva realizzato proprio qui uno straordinario esperimento di edilizia popolare. Peccato che la propaganda del regime nascondesse la verità, ed anche al Mahatma venne fatto vedere solo ciò che conveniva.
Il luogo vantava una storia possente: la parte più antica del quartiere abitato fu realizzata sulla così detta Rupe di San Paolo, ovvero da una collina piuttosto possente formatasi a causa delle esondazioni del Tevere in epoche antichissime e dominante la basilica di San Paolo fuori le Mura, in una zona semidisabitata, coperta di vigne e pascoli di pecore.
La zona era oggetto di pellegrinaggi già a partire dal Medioevo.
Da qui infatti, proprio alle spalle della Basilica di San Paolo fuori le Mura, prendeva avvio un tracciato antichissimo, una bretella che metteva in collegamento quella che poi diventò la Via Ostiense con quella che poi sarà chiamata Via Appia (anch’esse vie molto antiche percorse già prima dei romani), quella che divenne Via delle Sette Chiese.
Lungo la via, che collegava importantissime basiliche per i pellegrini, erano anche presenti estesi insediamenti catecombali e luoghi di devozione minore ma non meno importanti, come la piccola chiesa di Santa Eurosia o quella dedicata ai Santi Felice ed Adautto.
E lungo questa via il 18 febbraio del 1920 re Vittorio Emanuele III pose la prima pietra del futuro quartiere operaio che avrebbe dovuto essere anche punto di partenza di una vera e propria rivoluzione urbanistica e industriale di questo quadrante della città, e che ebbe, invece, un terribile arresto proprio con l’avvento del governo fascista, poco dopo la marcia su Roma.
Il quartiere inizialmente costruito sul modello della “città giardino” immersa nel verde, lascerà il posto a ben altro tipo di costruzioni che nel migliore dei casi si ispireranno a modelli architettonici precedenti dando vita a quello che oggi viene detto “barocchetto romano”.
Accanto agli edifici realizzati dai migliori architetti dell’epoca: Gustavo Giovannoni, Innocenzo Sabbatini, Costantino Costantini, Marcello Piacentini, Mario De Renzi, sorgeranno poi edifici anonimi e dall’aspetto fatiscente.
Parallelamente il quartiere assume anche una nuova destinazione d’uso: non più quartiere operaio, ma quartiere destinato ad accogliere i molti che vivevano in centro da una vita e che si vedono abbattere la casa per far spazio alle vie della Roma capitale, oppure a quelli che l’hanno persa a causa del rincaro degli affitti.
Il culmine di questo processo, che molti abitanti storici della Garbatella ancora oggi percepiscono e descrivono come una vera e propria “deportazione”, fu la costruzione degli Alberghi Suburbani (Rosso, Bianco e Giallo) che andranno a definire quella che oggi è piazza Eugenio Biffi. Strutture all’epoca iper – moderne in un contesto sostanzialmente rurale, che finiranno con il divenire quasi dei luoghi di detenzione coatta per chi sarà costretto ad abitarvi.
La visita che proponiamo toccherà i due “momenti” della Garbatella: si partirà dal teatro Palladium, progettato da Innocenzo Sabbatini nel 1927, e da qui si proseguirà verso il poggio chiamato Pincetto, un vero unicum architettonico, con i suoi lotti abitativi della prima ora, ingentiliti da curatissimi giardini.
Ma la passeggiata sarà l’occasione per raccontare la storia della Garbatella, delle sue trasformazioni, per entrare in qualcuno dei lotti e cercare di ricostruirne il ruolo e l’aria che vi si respirava. Sarà anche l’occasione per incontrare personaggi ed esperienze che hanno attraversato il tempo e che sono ancora oggi testimonianza di una solidarietà umana ed anche politica che sopravvive nel tempo e si attualizza.
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