Il Foro di Augusto si chiude con un alto muraglione. Augusto lo fece costruire per separare in maniera definitiva l’area dei fori dalla Subura e proteggere così i Fori dagli incendi che di frequente scoppiavano nel
popoloso quartiere. Addossata al muraglione, e oggi praticamente distrutta, sorge una chiesa che alcuni monaci basiliani, nell’XI secolo, costruirono appoggiandola al podio del tempio di Marte Ultore e sull’esedra settentrionale del foro di Augusto. La chiesa fu dedicata a San Basilio.
In questo punto è possibile riconoscere ciò che resta delle stratificazioni urbane compiutesi a partire dal periodo romano, fino alle profonde trasformazioni subite dall’area tra il 1924 e il 1927.
Successivamente la chiesa dedicata a San Basilio, infatti, fu, nel 1230, incorporata in una proprietà dei Cavalieri dell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme, al tempo detti Cavalieri di Rodi.
Nel 1466 l’edificio subì importanti ristrutturazioni grazie al fatto che divenne priore dell’Ordine Marco Barbo, nipote di Paolo II. Probabilmente furono utilizzate le stesse maestranze che stavano lavorando a Palazzo Venezia. In questa occasione fu costruita la grande facciata su Piazza del Grillo dove si scorge ancora oggi un grande arco sovrastato da una finestra
a croce e una bellissima loggia a cinque arcate riccamente decorata ad affresco con vedute di paesaggi nelle quali spicca una rigogliosa natura. La decorazione della loggia è generalmente attribuita ad Andrea Mantegna o alla sua cerchia.
Da questa loggia nella seconda metà del Quattrocento si affacciava il pontefice per benedire la folla.
Dal lato che guarda verso il Foro di Augusto la Casa dei Cavalieri di Malta insiste sull’esedra del foro stesso e ne ricalca perciò l’andamento.
Su questa facciata si può notare una finestra trilobata inserita in una cornice rinascimentale molto elegante.
La casa fu organizzata intorno a due ambienti: il Salone d’Onore e la Sala della Loggetta. Entrambe le sale conservano il loro originario soffitto di legno.
Il salone d’Onore è decorato ad affresco. Vi sono riprodotte delle carte geografiche legate a doppio filo con la storia dell’Ordine dei Cavalieri.
L’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme nacque intorno alla prima metà dell’XI secolo quando, con le Crociate, venne a crearsi la necessità di difendere e assistere i Crociati e i pellegrini. In pratica i Cavalieri erano monaci militari che compivano anche l’assistenza ai malati e ai feriti. L’Ordine venne riconosciuto da papa Pasquale II nel 1113.
Di fatto in origine i Cavalieri erano monaci benedettini di Cluny, provenienti da Amalfi, che costruirono l’Ospedale di San Giovanni Elemosiniere presso il Santo Sepolcro con il contributo e l’aiuto di mercanti e pellegrini che provenivano da Amalfi. Per questo motivo sulla loro tunica c’era la croce bianca della Repubblica di Amalfi.
L’origine dei Cavalieri è quindi solo in parte simile a quello dei Templari, che pure si costituiscono nello stesso periodo, ma con l’esclusiva attività di protezione armata dei pellegrini. Essi ebbero nel 1129 il riconoscimento grazie all’appoggio di Bernardo di Chiaravalle, e divennero così dei veri e propri monaci combattenti.
A differenza dei Cavalieri, l’ordine templare si dedicò nel corso del tempo anche ad attività agricole, creando un grande sistema produttivo, e ad attività finanziarie, gestendo i beni dei pellegrini e arrivando a costituire il più avanzato e capillare sistema bancario dell’epoca.
Il potere e la ricchezza dei Templari crebbero, quindi, nel tempo fino a suscitare l’interesse del re di Francia Filippo il Bello che ne ottenne il definitivo annientamento, grazie anche all’appoggio di papa Clemente V, nel 1312. L’annientamento comportò anche l’acquisizione di tutti i beni dei Templari da parte della corona di Francia.
Ritornando ai Cavalieri il loro Ospedale a Gerusalemme, assisteva tutti, non solo i Cristiani. Questa vocazione all’assistenza e alla cura degli infermi è ancora oggi un tratto distintivo dei Cavalieri.
Quando, nel 1187, Gerusalemme cadde nuovamente in mani islamiche i Cavalieri abbandonarono la città e si rifugiarono a Cipro, e di qui dopo due anni di lotte e tentativi conquistarono Rodi e vi si stabilirono. Fu così che l’Ordine assunse il nome di Cavalieri di Rodi.
Nel 1522 i Cavalieri perdettero l’isola di Rodi e furono costretti ad abbandonarla ricevendo in cambio dal papa la città di Viterbo, la quale godette perciò di una grande fioritura e venne anche risparmiata dalla calata dei Lanzichenecchi nel 1527.
Nel 1530 per interessamento del papa Clemente VII e dell’imperatore Carlo V i Cavalieri ricevettero l’isola di Malta, e vi si stabilirono. Essi costituivano il baluardo più estremo di difesa nei confronti degli “infedeli”. Una volta ottenuta l’isola di Malta essi cambieranno il loro nome in Cavalieri di Malta.
Nel 1571 i Cavalieri di Malta parteciparono alla Battaglia di Lepanto contro gli Ottomani, battaglia che fu vinta dalla Lega Santa che vedeva alleati tra gli altri il Regno di Spagna e il Vaticano.
I Cavalieri rimasero proprietari dell’isola di Malta fino all’invasione delle truppe napoleoniche avvenuta nel 1798. Dopo questo evento essi si dispersero un po’ in tutto il mondo e quelli che tornarono a Roma andarono a occupare la sede del Priorato sull’Aventino che nel frattempo il papa aveva loro assegnato.
Ritornando alla casa che oggi è di nuovo di loro proprietà, dal 1946, oltre il Salone d’Onore esiste la Sala della Loggetta, detta anche delle Cariatidi perché accoglie la ricostruzione di parte del fregio marmoreo del portico del Foro di Augusto. Un clipeo con una grande testa di Giove Ammone
circondato da cariatidi. In questa sale è inoltre collocato l’affresco della Crocifissione proveniente dalla chiesa delle Domenicane ormai demolita, attribuito a Sebastiano del Piombo. In questa stessa sala c’è un camino realizzato nel 1555 su cui è riportata una mappa dell’isola di Rodi come essa si presentava nel 1480, quando i Cavalieri erano ancora proprietari dell’isola.
Dal Salone d’Onore, tramite una scala, si accede al piano superiore. Lungo le pareti della scala sono state rinvenute scritte e graffiti tra cui un ritratto del poeta Virgilio circondato sia da versi tratti dalle sue opere che dalle cantiche di Dante in cui Virgilio viene descritto.
I Cavalieri di Malta restarono in questo edificio fino al 1566, quando il papa donò loro la chiesa di Santa Maria de Aventino, ovvero quella che oggi è la chiesa di Santa Maria del Priorato, in realtà chiesa dedicata a San Basilio che è appunto il protettore dell’Ordine dei Cavalieri.
L’edificio nel foro venne quindi assegnato all’Istituto delle Neofite Domenicane, che aveva lo scopo di convertire al cristianesimo le fanciulle ebree.
In questa occasione l’edificio subì una nuova trasformazione e un ampliamento eseguito su progetto di Battista Arrigoni da Caravaggio. Nell’ambito di queste trasformazioni le Domenicane chiusero la loggia affrescata per ricavarne delle stanzette. La chiesa venne dedicata alla
Santissima Annunziatina. I resti di questa chiesa sono ancora visibili lungo Via di Tor de’ Conti.
Le monache inoltre ricavarono una lavanderia in un ambiente ipogeo da quello che, in epoca romana, era un cortile a cielo aperto su cui si affacciavano i locali a pian terreno di un’insula.
Le Domenicane restarono in questo edificio fino al 1930, quando il convento venne demolito a seguito della costruzione di Via dell’Impero.
A questo punto l’edificio passò prima in proprietà del comune di Roma che eseguì dei restauri dopo il 1940.
Nel 1946 l’edificio tornò di proprietà dei Cavalieri, ormai divenuti di Malta. Nel locale che era stato lavanderia i Cavalieri realizzarono la Cappella Palatina, la cui pianta è organizzata in tre navate e che ospita, tra l’altro, alcuni affreschi portati qui dall’architetto Fiorini per salvarli dalle demolizioni dell’epoca mussoliniana.
Roma, 23 agosto 2019
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