Il Mitreo del Circo Massimo

Il Foro Boario, la pianura compresa tra il Campidoglio, il Palatino,

Una ricostruzione del Foro Borio.

l’Aventino e il Tevere, è un luogo cruciale per la storia della fondazione della città di Roma. Si ritiene oggi, che proprio qui abbia avuto luogo la nascita di una realtà “urbana” già prima della fondazione leggendaria di Roma che viene collocata nel 753 avanti Cristo.
Un’altra caratteristica di questa ampia pianura è quella di essere legata a doppio filo alla presenza del punto di guado e di approdo sul fiume e la vocazione a mercato degli animali. Questo legame stretto è testimoniato anche dal mito: qui si svolge una parte dell’epopea di Ercole. E’ proprio qui, infatti, che l’eroe approda con la mandria sacra sottratta a Giasone ed è proprio qui che il gigante Caco gliela sottrarrà, rifugiandosi poi sulle

Una ricostruzione del Circo Massimo in cui si vedono i carceres in prossimità dell’edificio in cui fu poi ricavato il mitreo.

pendici dell’Aventino.
D’altra parte la natura geologica del monte Aventino, ricco di grotte in cui ripararsi, di boschi e di acque sorgenti, ne farà, dal più antico un luogo ideale per il pascolo delle greggi. Nel mito quindi Ercole salirà all’Aventino, sconfiggerà Caco e si riprenderà le mandrie.
Il punto di approdo sito nella pianura del Foro Boario coincideva con l’area del guado: chi veniva da Nord, dove per Nord si intende in questo caso il territorio degli Etruschi, e volesse proseguire verso Sud o raggiungere la foce del Tevere, attraversava il fiume proprio sfruttando la presenza dell’isola e si immetteva su una via che passava alla base del monte Aventino e che decorreva quasi parallela all’attuale Via Marmorata.
La presenza dell’approdo e del guado fa di questa pianura, già in tempi antichissimi, un crocevia di genti e di ve di comunicazione fra l’attuale Campania a Sud e i territori etruschi a Nord, tra il Tirreno e la zona più interna corrispondente ai territori falisco – sabini. E’ quindi naturale che

Lo sbocco della Cloaca Massima nel Tevere.

qui si viene a creare, soprattutto dopo la bonifica, dovuta alla costruzione, alla fine del VI secolo avanti Cristo, della Cloaca Maxima, un mercato e un’estesa area sacra: non solo Ercole, con il tempio di Ercole Vincitore, ma anche l’Ara Massima dedicata a Ercole ma precedentemente dedicata al dio fenicio Melqart, e ancora templi dedicati alla Fortuna e alla Mater Matuta, e ad altri dei, divinità antichissime, italiche ma anche di popoli orientali.
Quale luogo quindi può essere più adatto per collocare un mitreo se non un’area in cui si commerciava con animali, tra cui proprio i bovini, e dove genti di diversa provenienza potevano incontrarsi ed erigere i propri templi?
Il Mitreo viene scoperto negli anni Trenta del Novecento, esso infatti si trova sotto un palazzo a Nordest del Circo Massimo verso il Tevere. Il

Uno degli ambienti del mitreo del Circo Massimo.

palazzo in origine era la sede del pastificio Pantanella e venne acquistato dal Governatorato di Roma negli anni Venti del Novecento per creare al suo interno la sede dei Magazzini del Teatro dell’Opera di Roma. Durante i lavori di scavo per la creazione di alcuni depositi nel 1931 venne rinvenuto, a una profondità di circa 14 metri, un edificio costruito e modificato su un arco di tempo piuttosto lungo. Attualmente possono essere identificate tre grandi fasi di edificazione: la prima risalente alla prima metà del I secolo dopo Cristo, la seconda risalente alla seconda metà del medesimo secolo, e infine la fase che va dalla fine del III secolo all’inizio del IV secolo dopo Cristo. L’edificio, nel suo complesso è allineato all’antica via ad duodecim Portas, che corrisponde alla moderna via dell’Ara Massima di Ercole. La via lo separava dai carceres del Circo Massimo, cioè dai cancelli da cui

Pianta del mitreo del Circo Massimo.

prendevano il via i cavalli che correvano nel Circo Massimo. Non è al momento noto la destinazione di uso dell’edificio, la cui fase costruttiva risale alla prima metà del I secolo. Esso è costituito da quattro ambienti paralleli divisi da spessi muri in laterizio e tagliati longitudinalmente da un corridoio che collegava l’ingresso principale a Sud-Ovest con quello posto lungo il lato Nord-Est. Non è nota la destinazione d’uso di questi locali che oggi vengono interpretati alternativamente come horrea, ovvero dei magazzini di stoccaggio delle merci del mercato, oppure delle stalle per i cavalli che poi avrebbero corso nel Circo Massimo.
Alla fine del I secolo dopo Cristo la struttura dell’edificio venne modificata profondamente: vennero creati a Sud-Est dei nuovi setti murari molto robusti che avevano la funzione di sostenere le volte del secondo piano. L’esistenza di questo secondo piano è oggi testimoniata dalla presenza di

Il rilievo di Mitra nel mitreo del Circo Massimo.

una scalinata che conduceva a una terrazza prospiciente il Circo Massimo. E’ possibile che in questa fase l’edificio diviene ancor più funzionale al Circo stesso, ad esempio è probabile che esso venisse utilizzato come deposito degli attrezzi di scena degli spettacoli.
Il mitreo viene realizzato tra la fine del III e l’inizio del IV secolo dopo Cristo. La sua presenza non porta a una sostanziale modifica dell’edificio, ma certamente a una sua consistente modificazione decorativa: ad esempio gli ambienti vengono rivestiti con marmi di pregio.
L’ingresso al mitreo avviene da Est, quindi esso è rivolto verso il Circo Massimo in corrispondenza dei carceres. Questo ambiente si presenta ancora oggi pavimentato e appare laterale rispetto alla sala principale del mitreo, che quindi non era a vista di chi entrava: i rituali che si svolgevano all’interno della sala del culto erano quindi celati ai passanti. Per

Rilievo della tauroctonia – Cautes, la spiga di grano e la scena del trasporto del toro nella grotta.

raggiungere la sala del rito è necessario percorrere un lungo corridoio, che immette in un vestibolo e solo a partire da questo locale che si sviluppa il vero santuario dove si riunivano gli iniziati. L’inizio dell’area propriamente usata come santuario è segnato dalla presenza di due nicchie al cui interno si scorgono due basi marmoree su cui appoggiavano le due statue dei dadofori, portatori di fiaccola, Cautes e Cautopates. Uno aveva la fiaccola alzata e simboleggiava il giorno, l’altro portava la fiaccola abbassata a simboleggiare la notte.
La zona del vero e proprio santuario è costituita da una serie di ambienti successivi e comunicanti tra loro. Di questa zona fa parte anche un ambiente dotato di un ingresso con architrave di marmo e gradino, che resa piuttosto isolato dalla struttura propria del santuario, e che oggi viene interpretato come apparitorium, ovvero come una sorta di sacrestia.
Un arco immette nell’ambiente più sacro del mitreo. Questo presenta lungo i lati due podi su cui i fedeli iniziati prendevano posto per partecipare delle funzioni rituali e del banchetto. Al centro del pavimento un grande tondo di alabastro inserito in un quadrato di cipollino simboleggiava il disco solare. Sulla parete di fondo è stata collocata la tauroctonia, ovvero l’episodio più

Il rilievo della tauroctonia – Il Sole e il corvo.

importante della storia di Mitra, ovvero l’uccisione del toro da parte dell’eroe dal cui sangue si origina la vita.
La scena è stata rinvenuta fuori posto e di fatto non se ne conosce, a oggi, la collocazione esatta.
L’archeologo Antonio Maria Colini, che durante gli sterri legati all’apertura della “Via del Mare”, negli anni tra il 1936 e il 1937, ebbe la possibilità di esplorare tutto il settore tra la via della Bocca della Verità e la via di Porta Leone descrive, nel suo testo intitolato “Rilievo mitraico di un santuario scoperto presso il Circo Massimo”, con queste parole la scena della tauroctonia: ….“(Mitra ha il volto) piegato di fianco, incorniciato da riccioli, ha un aspetto molto giovanile: gli occhi fissi lontano danno ad esso un’aria di sognante astrazione. Il dio indossa una tunica a maniche, serrata alla cinta, e un paio di brache che coprono anche i piedi; sulle spalle ha gettata la clamide; sul capo porta il berretto frigio ornato d’una stella. L’aria tagliata nella corsa lo investe e ne solleva gli indumenti. Mitra è saltato in groppa al toro….”

Il rilievo della tauroctonia – La Luna, Cautopates, la testa del toro e il pugnale.

La scena è quella canonica e vi sono tutti gli elementi classici: i dadofori Cautes e Cautopates, la spiga che nasce dalla coda del toro, il cane e il serpente che ne leccano il sangue, lo scorpione che lo morde ai genitali. In una scena più piccola a sinistra Mitra trasporta il toro nella grotta, mentre nei due angoli opposti, in alto, sono scolpiti il Sole e la Luna. Vicino al Sole c’è il corvo, che ne è la sua rappresentazione, che ha il ruolo di indicare a Mitra i passi da compiere.
Antonio Maria Colini prosegue la sua descrizione: ….“Il fondo della scena è tutto ineguale, ma liscio, tranne che nell’angolo sinistro, ove è scolpita la roccia della mistica montagna in cui s’apre in basso l’imboccatura della grotta. Avanti a questa è rappresentata una piccola figura simile in tutto ai dadofori (e quindi a Mitra), ma d’aspetto ancor più giovanile, che porta sulle spalle un toro trascinandolo per le zampe anteriori. Sul terreno sotto di esso guizza un piccolo serpe. La roccia, scolpita a bozze e a fori, s’innalza compatta per un tratto, poi forma una risega dalla quale emerge una sorta di vetta. Sopra l’imboccatura della grotta da un foro s’affaccia una lucertola”….
Nella parte superiore del rilievo è visibile la seguente iscrizione: “DEO SOLI INVICTO MITHRAE TI(BERIUS) CL(AUDIUS) HERMES OB VOTUM DEI

Il rilievo della tauroctonia – Il cane, il serpente e lo scorpione.

TYPUM D(ONO) D(AT)” ovvero «Al dio Sole invitto Mithra, Tiberio Claudio Hermes in seguito ad un voto dà in dono».
La scena della tauroctonia ha dimensioni imponenti, 87 cm di altezza e 164 di lunghezza, e anche per questo motivo è uno dei rilievi mitraici più importanti che si conoscano. Nella sua posizione originale era collocato su parete mediante perni e grappe.
In questo mitreo è stato poi ritrovato anche un secondo rilievo di dimensioni minori, anche questo oggi collocato in una posizione non originale, in cui è riportata un’altra scena di uccisione del toro.

Roma, 8 febbraio 2020


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