Il roseto comunale, oltre a essere uno dei giardini più belli di Roma con oltre 1000 varietà di rose, ha una storia affascinante che molti ignorano: l’antica Valle Murcia su cui sorge era già nell’antica Roma consacrata alla dea Flora e fino a tutto il XVI secolo rimase coperta di orti e giardini. A partire dal 1645, dopo la chiusura del cimitero ebraico di Porta Portese, divenne l’Orto degli Ebrei con annesso il piccolo cimitero della Comunità.
Nel 1934 l’area cimiteriale fu espropriata dal governatorato di Roma per lavori di “pubblica utilità” e una parte delle tombe e dei monumenti funebri fu trasferita al Verano; della zona più antica, composta per lo più da tombe anonime, in base alle interdizioni poste da Urbano VIII (1625) e da Pio VI (1775) di apporre lapidi sulle tombe ebraiche, vennero trasferite solo le sepolture emerse durante i lavori di sbancamento. La parte più antica del cimitero ebraico riposa così ancora sotto le rose.
L’area cimiteriale rimase incolta fino al 1950, quando la realizzazione del roseto comunale volle conservare una memoria della sua destinazione a luogo sacro nella stele posta all’ingresso del giardino e nella disposizione dei vialetti che dividono le aiuole in modo da disegnare un candelabro a sette bracci, la menorah.
Pochi passi sul colle dell’Aventino ci conducono al Giardino degli Aranci, da cui si gode uno splendido panorama di Roma. Realizzato nel 1932, il giardino sorge sull’area di un antico fortilizio eretto dalla famiglia Savelli alla fine del XIII secolo, su un preesistente castello del X secolo.
Si scende quindi a Porta San Paolo, nel quartiere di Testaccio per visitare il Cimitero acattolico, un’oasi di quiete e silenzio inaspettatamente collocata nel cuore di una delle zone più trafficate e caotiche di Roma. Con i suoi viali ombrosi, gli alti pini e i cipressi, il prato che in parte lo ricopre, le rose selvatiche e le camelie, il cosiddetto “Cimitero degli Inglesi” è concepito, secondo lo stile anglosassone, come un giardino incastonato tra la Piramide di Caio Cestio e le Mura Aureliane. Oltre che per la sua bellezza, il cimitero è celebre per le sepolture di molte personalità della cultura italiana e mondiale: ricordiamo tra gli altri John Keats, Percy Bysshe Shelley, Gregory Corso, il figlio di J.W. Goethe, Antonio Gramsci, Carlo Emilio Gadda, Bruno Pontecorvo, Amelia Rosselli, Luce d’Eramo.
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