La mostra che il Museo dell’Ara Pacis dedica a Toulouse-Lautrec è un’occasione molto particolare perché illumina alcuni aspetti poco noti dell’arte del famosissimo artista francese.
Sono qui raccolte circa 170 litografie che fanno parte della collezione del Museo di Belle Arti di Budapest. Non solo, quindi, i ben noti manifesti, ma un vasto spaccato dell’opera grafica di Henri de Toulouse-Lautrec: illustrazioni, copertine di spartiti e locandine, alcune delle quali sono autentiche rarità perché stampate in tirature limitate, firmate e numerate, e corredate dalla dedica dell’artista.
La mostra dà modo di conoscere anche un aspetto quasi “intimo” dell’arte del grande pittore francese: i menu realizzati in occasione di eventi conviviali, dove i partecipanti appaiono in caricature. Menu che gli amici, invitati a queste cene, conservavano come souvenir.
In questa sezione della mostra sono comprese anche alcune litografie dedicate al tema dei cavalli. Il fantino e Gita in campagna, oltre ad essere due opere che affrontano un tema caro a Toulouse-Lautrec, ce lo mostrano intento a studiare la natura nella sua interezza: certamente una novità visto che la sua opera è più strettamente legata al mondo dei locali notturni di Montmartre, alle sue luci e alle sue ombre. Immancabile è infatti l’occhio che l’artista getta sulla società borghese del tempo, sui frequentatori dei teatri e non solo.
In mostra anche litografie che raffigurano le amate e famosissime ballerine tra cui Jane Avril e altre forse meno note al grande pubblico delle mostre d’arte, come Loïe Fuller,
che introdusse almeno due importanti innovazioni nel mondo del ballo: si tolse le scarpe e abolì quella corazza di stecche di balena che era il reggiseno alla fine dell’Ottocento. Di Loïe Fuller, che può essere considerata l’inventrice del balletto moderno insieme a Isadora Duncan e Ruth St. Denis, oltre alle litografie realizzate da Lautrec, è possibile vedere anche un breve filmato. Loïe Fuller fu la prima a rendersi conto dell’importanza e dell’impatto che sullo spettatore di un balletto poteva avere il connubio movimento/luce. Per questo motivo curava in particolare l’illuminazione delle sue danze e ballava con vaporose tuniche che ampliavano il movimento, indossando delle “ali da farfalla” di radio che le rendevano fosforescenti (l’esposizione massiccia alle radiazioni la condusse peraltro alla morte per cancro).
Nella estesa ritrattistica al femminile non possono mancare le attrici famose come la grande Sarah Bernhard, che rivoluzionò il mondo del teatro femminile.
Non possono mancare perché certamente l’universo di Toulouse-Lautrec è un universo femminile, popolato da donne affascinanti. Ma Jane Avril, Loïe Fuller, Sarah Bernhard e le altre donne di successo si contendono l’attenzione, l’occhio (non solo pittorico) e l’amore incondizionato di Henri Toulouse-Lautrec insieme alle tante altre che vivono nelle case chiuse, conducendo una vita spesso difficile. Anche a queste donne va il sentimento dell’artista francese che le sente a se vicine e di cui racconta la fatica di vivere, l’intimità quotidiana, la stanchezza, il desiderio di normalità. Aspetti della vita di queste donne che Toulouse-Lautrec conosceva molto bene,
non solo perché frequentatore di case chiuse, ma soprattutto come colui che per lunghi periodi della sua vita aveva eletto le case chiuse a sua fissa dimora. Come ospite aveva quindi la possibilità e in definitiva il piacere di condividere con queste donne la vita nella sua quotidianità, con tutti i suoi lati oscuri e con quelli luminosi.
L’itinerario dell’esposizione è scandito in cinque sezioni tematiche e tiene puntualmente conto delle esperienze formative, artistiche e intellettuali del grande francese: partendo dalle opere dei primi anni della produzione artistica di Toulouse a quelle del primo periodo parigino dove forte è l’influenza del quartiere di Montmartre, in un percorso che sfocia nelle influenze dell’avanguardia degli Artistes Incohérents.
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