La caduta della monarchia e la specializzazione monumentale del centro cittadino con la costruzione delle grandi basiliche consolari. La realizzazione del Comizio
dove si decidevano le sorti dello Stato, i templi, i portici, il grande piano monumentale di Giulio Cesare. Fino alle terribili vicende seguite alle Idi di Marzo raccontate sul luogo del rogo del grande dittatore romano.
È quanto racconterà il secondo appuntamento al Foro Romano, dopo quello dedicato alla Roma arcaica e regia.
Secondo la tradizione, con la cacciata dei Tarquini, attorno al 509 avanti Cristo, aveva fine a Roma la monarchia e a essa sottentrava la Repubblica. La caduta della monarchia era stata opera del patriziato che, concentrando nelle proprie mani tutti i poteri politici e militari e tutte le dignità religiose, ebbe il sopravvento all’interno della neonata repubblica. La conseguenza fu il rafforzamento del potere centrale dello Stato con la creazione di due magistrati supremi, detti pretori e poi consoli, che raccolsero l’eredità dei poteri politico-militari degli antichi re. Eletti dal popolo, riunito nei Comizi Centuriati, venivano confermati dai Comizi Curiati che ne sanzionavano l’imperium. Altri importanti magistrati erano i questori, incaricati delle inchieste giudiziarie e dell’amministrazione dell’erario pubblico. Il senato, che già formava il consiglio reale, si trasformò nel consiglio dei consoli, i cui membri venivano nominati a vita come prima erano nominati i re.
Infine, il pontifex maximus, capo del collegio dei pontefici, ereditò gran parte delle funzioni religiose del re. Tutti i collegi sacerdotali esistenti al tempo del re rimasero anche nell’età repubblicana, anche se quello dei pontefici primeggiò tanto da diventare un formidabile strumento di dominio nelle mani del patriziato. I loro responsi tennero luogo di leggi.
Il passaggio dall’età regia all’età repubblicana corrisponde all’inaugurazione del Tempio di Giove Capitolino e all’inizio della compilazione dei consoli: è quanto confermato dai risultati di scavi relativamente recenti. L’antico edificio della Regia, nel quale la tradizione riconosceva la casa di Numa, distrutta da un incendio, fu ricostruita in nuove forme proprio alla fine del VI secolo avanti Cristo.
La cacciata dei Tarquini non costituisce però una rottura radicale nello sviluppo della città: la crisi più grave si avrà semmai poco prima della metà del V secolo dopo Cristo. Ciò si ricava, per quanto riguarda il Foro, dalla costruzione, nei primi anni della Repubblica, di due importanti santuari: quello di Saturno, forse iniziato anch’esso in periodo regio sul luogo di un antichissimo altare della divinità, e quello di Castore e Polluce: in quest’ultimo caso, si tratta dell’evidente importanza di un culto greco, come dimostrano tra l’altro i nomi, gli stessi delle corrispondenti divinità elleniche. La scoperta a Lavinio di un’iscrizione antichissima, VI secolo avanti Cristo, con una dedica alle due divinità conferma la loro provenienza dalla Magna Grecia e la cronologia tradizionale. Come del resto la città, la seconda metà del V secolo avanti Cristo costituisce un periodo oscuro nella storia del Foro. Accanto ai vari racconti leggendari trasmessi dagli scrittori latini, almeno uno, come già accennato, si riconosce come storico e fondamentale: la creazione, verso la metà del secolo, di un corpo di leggi scritte, ispirate forse a modelli greci e inciso su tavole bronzee affisse ai Rostra nel Comizio. Si tratta di quelle celebri «XII Tavole» che
formarono a lungo la base del diritto romano. Una grande vittoria, questa, dei plebei sui patrizi. Fino ad allora, la mancanza di leggi scritte determinava sentenze ingiuste a spese della classe plebea attraverso il pontefice massimo, espressione diretta del patriziato romano. Per ritrovare nel Foro un’attività edilizia degna di nota dobbiamo scendere fino al IV secolo avanti Cristo. Intono al 390 avanti Cristo ebbero luogo il saccheggio e l’incendio della città da parte dei Galli, i cui effetti sono stati probabilmente esagerati dalla tradizione antica, almeno a giudicare dalla mancanza pressoché totale di indizi archeologici dell’evento. Il Comizio fu ristrutturato una prima volta nel 338 avanti Cristo quando alla tribuna degli oratori furono affissi i rostri delle navi di Anzio – dai quali la tribuna stessa prenderà il nome di Rostra – e, la seconda volta all’inizio della Prima Guerra Punica, a opera probabilmente del console del 264 avanti Cristo di Marco Valerio Messalla.
All’attività del vincitore dei Galli, Furio Camillo, è attribuita la costruzione, nel 367 avanti Cristo, del Tempio della Concordia, ai piedi del Campidoglio. Un’edicola alla stessa divinità fu dedicata nel 305 avanti Cristo presso il Volcanal, antichissimo santuario dedicato al dio Vulcano collocato nel Foro Romano, sopra il Comizio, nell’area Volcani, un’area all’aperto ai piedi del Campidoglio situata nell’angolo nord-occidentale del Foro Romano, dall’edile C. Flavio, sul progetto del grande Appio Claudio, il censore del 312 avanti Cristo, e varie statue furono erette nel Comizio nel corso dei secoli IV e III avanti Cristo. Sempre nel III secolo avanti Cristo risale il più antico mercato di generi alimentari, il Macellum, sorto a nord della piazza.
Ma il grande sviluppo edilizio del Foro si ebbe più tardi, dopo la fine della Seconda Guerra Punica. Con le guerre contro gli stati ellenistici Roma allarga il suo dominio anche nel settore orientale del Mediterraneo, che diviene ormai un lago romano. Le necessità urbanistiche della capitale di un impero trovano evidente corrispondenza nell’intensa attività edilizia, che trasforma in pochi decenni l’aspetto del Foro. Sorgono così nel II secolo avanti Cristo, al posto della più antica, che è della fine del III, ben quattro basiliche: la Porcia, la Fulvia-Aemilia, la Sempronia, l’Opimia, e vengono ricostruiti interamente i templi della Concordia e dei Castori, per ricordare solo i maggiori.
All’inizio del I secolo avanti Cristo la ricostruzione sillana del Campidoglio fornì alla piazza un fondale monumentale, il Tabularium. Precedentemente, due basiliche, la Sempronia , costruita sul luogo della futura Iulia, e la Fulvia-Aemilia, avevano regolarizzato i lati meridionale e settentrionale della piazza, creando le premesse per una sistemazione organica generale, che conoscerà la sua conclusione logica nell’opera di Cesare e di Augusto. Ciò trova corrispondenza nel trasferimento delle funzioni pubbliche e giudiziarie dal Comizio, divenuto troppo piccolo, al Foro, dove ormai, a partire dalla seconda metà del II secolo avanti Cristo, si svolgono i comizi legislativi e parte dei processi, mentre parallelamente gran parte delle sue funzioni economiche trasmigrano altrove, in edifici appositamente costruiti: il mercato, Macellum, sarà ricostruito in forme monumentali dai censori del 179 avanti Cristo.
Alla fine della Repubblica, quando Roma è divenuta capitale di un impero che si estende dalla Gallia alla Siria, l’antico Foro repubblicano appare ormai insufficiente alle funzioni di centro amministrativo e di rappresentanza della città. Il primo a dare inizio alla costruzione di un nuovo complesso monumentale, che è presentato
all’inizio come un semplice ampliamento dell’antico, è Giulio Cesare, fin dal 54 avanti Cristo. I successivi interventi del dittatore nell’antica piazza repubblicana sono radicali: scompare praticamente il Comizio, sostituito in parte dal Forum Iulium, mentre l’antica sede del Senato, la Cura Hostilia, ricostruita in una nuova posizione, si trasforma, significativamente, in un’appendice del nuovo Foro, Curia Iulia. La Basilica Giulia, ricostruzione assai più imponente dell’antica Sempronia, e il rifacimento della Basilica Fulvia-Aemilia concludono la ristrutturazione integrale dei dati lunghi della piazza.
Roma, 24 maggio 2018
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