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  1. Articolo

    Arte al taglio

    Philippe Daverio

    In occasione dei centoventi anni dalla nascita di Lucio Fontana pubblichiamo questo articolo di Philippe Daverio apparso in “Art e Dossier” n.249 del novembre 2008.

    Lucio Fontana fotografato da Ugo Mulas nel 1965.

    I tagli di Lucio Fontana vengono da lontano, dal suo paese d’origine, l’Argentina. Dove la lama si intreccia imprevedibilmente alla musica, all’arte, alla letteratura, alla vita.

    Mondo complicato quello dell’America Latina, molto meno unitario di quanto potrebbe lasciar pensare l’uso di una o due lingue comuni provenienti dalla penisola iberica, mondo complesso quanto lo è il costante cambiamento degli accenti nel parlare idiomi all’apparenza identici. continua…

  2. La Valle della Caffarella, tra storia e natura

    Il parco della Caffarella.

    Nella valle della Caffarella si specchia la storia di Roma, della città e della cultura, delle genti che l’hanno popolata e del territorio nel quale si sono insediate. Situata a ridosso delle Mura Aureliane e compresa fra due direttrici dell’antichità, la via Latina e la via Appia, la valle fu teatro di miti e leggende forse suggeriti dai morbidi rilievi che ne fanno un confine naturale, certo dalla presenza dell’Almone, piccolo affluente del Tevere, dai romani ritenuto fiume sacro sin dai primordi.
    Parco pubblico dal 2000 grazie alle battaglie dal politico e ambientalista Antonio Cederna, costituisce l’accesso principale e privilegiato all’Appia Antica di cui è parte. E rappresenta l’elemento di coesione funzionale e visivo con il Parco dei Fori. Antico luogo di epoca romana, ricca di miti e leggende, il suo nome deriva dalla principale tenuta storica agricola che esisteva nella zona nel Cinquecento. Il suo valore naturalistico non è meno importante della sua rilevanza archeologica: nella valle, attraversata dall’Almone, fiume sacro ai romani, ricca di sorgenti d’acqua, i boschi di leccio e roverella si alternano fra insigni resti archeologici, ai campi coltivati, ai pascoli dando luogo al tipico paesaggio della Campagna romana. Costituisce un sistema unitario, sia dal punto di vista storico archeologico che ambientale-paesistico. A cerniera con il parco dei Fori e al confine con le aree urbanizzate, la valle rappresenta uno dei principali corridoi

    Il parco della Caffarella.

    biologici, che dalla campagna arriva fino al centro storico a beneficio del sistema ambientale della città, utile alla propagazione delle specie vegetali ed animali, alla regolazione del clima e alla mitigazione dell’inquinamento atmosferico. Stretta fra l’edificato, la Caffarella è ben caratterizzata dal punto di vista geomorfologico: presenti resti di vegetazione naturali e molte varietà di flora spontanea. È anche ricca di biodiversità, di flora spontanea e di fauna avicola e di insetti. Esiste una forte vocazione agricola della valle, che dall’età romana risulta particolarmente fertile, per la presenza di canali per irrigazione medievali e ottocenteschi. Oggi è utilizzata nelle parti private per coltivazioni e pascolo.
    La storia del parco della valle coincide, nelle premesse, con quella del parco dell’Appia: nel 1953 il Comune di Roma adottava un piano particolareggiato che prevedeva la piena edificabilità della valle a partire dalla chiesa del Domine Quo Vadis, mentre già l’anno successivo, sospese le licenze e i lavori, il vincolo di tutela del piano regolatore del 1931 viene esteso al territorio della Caffarella. Il Piano Territoriale Paesistico per l’Appia Antica del 1955 va contro agli interessi dell’allora proprietario della valle, il figlio della marchesa Teresa Torlonia, il marchese Alessandro Gerini, ricco e potente uomo d’affari soprannominato «il costruttore di Dio» per la

    Il parco della Caffarella.

    propensione a mescolare un’abilità affaristica e la vocazione di benefattore. Costui si impegna affinché nella nuova versione del Piano del 1958 la valle della Caffarella risulti praticamente sparita. Ci vorranno ben 42 anni prima che tutta l’area si trasformi in proprietà pubblica. Fondamentali sono stati i fondi del Giubileo, con cui furono sistemati i primi 70 ettari della valle e restaurati i monumenti principali e grazie ai quali l’Ente Parco regionale dell’Appia Antica ha potuto acquisite in locazione il Casale del Dio Reticolo e realizzare il primo centro di educazione ambientale. Restaurati e ripuliti dai rifiuti e liberati dalle baracche e orti abusivi anche il ninfeo di Egeria, la torre Valca e il Colombario Costantiniano.
    Altra storia per la chiesa di Sant’Urbano: purtroppo si trova all’interno di una proprietà privata ed è solitamente chiusa al pubblico. Essa costituisce uno dei monumenti meno conosciuti della Roma fuori le Mura, benché sia di grande valore per almeno due ordini di motivi: il primo è che è un vero e proprio tempio antico, eccezionalmente mantenutosi nella sua integrità grazie alla sua trasformazione in chiesa; il secondo è che conserva un ciclo pittorico che è un raro testimone dell’arte romana degli inizi dell’XI secolo, frutto e simbolo della particolare temperie politica, spirituale e culturale della Roma post-ottoniana. Nel II dopo Cristo l’area di nostro interesse – che prende nome dalla famiglia Caffarelli a cui appartiene il bel casale cinquecentesco su vicolo della Caffarella – faceva parte del Triopio, una vasta villa suburbana di proprietà di Erode Attico, che fu poi nel IV secolo inglobata nel grandioso complesso di Massenzio.

    Il parco della Caffarella.

    Uomo politico, retore, letterato, amante delle belle arti, Erode Attico era nato ad Atene intorno al 100. Venuto a Roma sotto Antonino Pio, ottenne il consolato nel 143 e sposò una nobile e ricca romana, Annia Regilla, che gli portò in dote, tra l’altro, i possedimenti della via Appia tra il II e il III miglio. La proprietà, che comprendeva campi di grano, boschi, vigne, oliveti, praterie, formava una specie di piccola borgata abitata dai lavoratori, schiavi per lo più, impiegati nella coltivazione dei campi. All’epoca di Erode Attico, l’area risulta antropizzata già da almeno quattro secoli: sulla collina che sorge tra il Circo di Massenzio e la Via Appia Pignatelli sono stati rinvenuti i resti di una villa d’età repubblicana, fine del II secolo avanti Cristo che aveva, come sostruzione verso l’Appia, un criptoportico a doppia galleria. Erode Attico dunque restaurò una villa più antica, e non trasformò un fondo agricolo in residenza, come talvolta si legge, arricchendola di architetture, statue, decorazioni pittoriche e rivestimenti marmorei.

    Roma, 27 giugno 2019

  3. Articolo

    Stanley Kubrick – L’Odissea di un grande visionario – 3/4

    di Paolo Ricciardi

    In occasione dei venti anni dalla morte del grande regista Stanley Kubrick pubblichiamo, in quattro puntate, con vero piacere un testo di Paolo Ricciardi che attraversa e analizza, sebbene brevemente, tutta l’opera, ma forse sarebbe più corretto dire l’epopea, di Kubrick.
    Qui si può leggere la prima parte del testo.
    Qui la seconda.

    Barry Lyndon è un film che assume un ruolo particolarmente importante nella filmografia di Kubrick perché costituisce il momento di maggiore libertà e distanza dai temi sociali, filosofici e politici che a Kubrick sono sempre stati attribuiti: violenza, politica, sesso.

    Barry Lyndon – Stanley Kubrick – 1975.

    E’ un film fortemente visivo, talmente ricco di immagini e riferimenti estetici (dovute alle vastissime ricerche condotte dall’autore) da farne la più ampia e rigorosa rappresentazione del Settecento che il cinema abbia mai prodotto.
    La storia viene continuamente ridotta a quadro, a immagine da mostrare, da guardare: una grande tessitura visiva iniziata in esterni, nella profondità di campi lunghissimi e nella fredda luce del nord, dove le figure si stagliano nette sugli orizzonti sconfinati, e chiusa nel fondo nero di una carrozza.
    La vita del protagonista è un percorso non solo narrativo ma soprattutto iconico e raffigurativo. Predomina una visione frontale dello spazio, una prospettiva sicura che conduce a uno spazio scenico geometrico. In un certo senso si tratta di inquadrature che corrispondono alla visione rinascimentale, che danno quindi un realismo elaborato e costruito simbolicamente, secondo calcoli proporzionali.

    continua…

  4. Articolo

    Stanley Kubrick – L’Odissea di un grande visionario – 2/4

    di Paolo Ricciardi

    In occasione dei venti anni dalla morte del grande regista Stanley Kubrick pubblichiamo, in quattro puntate, con vero piacere un testo di Paolo Ricciardi che attraversa e analizza, sebbene brevemente, tutta l’opera, ma forse sarebbe più corretto dire l’epopea, di Kubrick.

    2001 Odissea nello Spazio – Stanley Kubrick – 1968.


    Qui si può leggere la prima parte del testo.

    La giostra dei contrari continua con quello che è stato spesso considerato il capolavoro di Kubrick, 2001: Odissea nello spazio, dove il conflitto fra l’uomo e la macchina produce uno scambio d’identità e, mentre il computer HAL 9000 con la sua rivolta fallita assume alla fine quasi un volto umano, lo sguardo dell’astronauta David Bowman appare sempre più freddo e assente. Famosi sono i tempi lunghissimi del balletto delle astronavi, il pezzo di autentico cinema sperimentale inserito nella parte finale per descrivere l’arrivo sul pianeta sconosciuto, e il finale, con triplice salto di Bowman attraverso il tempo, dalla giovinezza alla maturità alla vecchiaia, per poi rinascere come ‘feto astrale’.

    continua…