prima pagina

  1. Articolo

    Le passeggiate romane del «Signor Nicola»

    di Sebastiano Scavo

    Pubblichiamo un articolo di Sebastiano Scavo, che in una delle sue recenti visite a Roma si è messo sulle tracce di Nikolaj Gogol’ a Roma e ne ha cercato e descritto per Roma Felix i luoghi e la memoria.

    Monumento a Nikolaj Gogol’ in Villa Borghese.

    «Ci si innamora di Roma molto lentamente, un po’ alla volta – ma per tutta la vita»
    Nikolaj Gogol’

    Un piccolo, insolito itinerario ha impegnato poche ore delle mie passeggiate romane, poche centinaia di metri tra la quiete sotto assedio di Villa Borghese e la vivacità di via Sistina, la via che collega piazza Barberini a Trinità dei Monti. Mi sono messo sulle tracce della presenza di Nikolaj Gogol’ a Roma, e infine sono andato a cercare il suo monumento nei Campi Elisi cittadini, in mezzo a statue e busti dedicati alle personalità più disparate, accomunate dall’amore per la Capitale o per l’Italia. Il nostro, ad esempio, occupa uno degli angoli del crocicchio intitolato a Paolina Borghese, di fronte all’ingresso della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, assieme allo scrittore peruviano Garcilaso de la Vega, al principe – vescovo montenegrino Petrović – Njegoš e al poeta egiziano Ahmed Shawqi.
    continua…

  2. Satire ed Epigrammi

    Come si vive a Roma

    di Giovenale e Marziale.

    In occasione della visita guidata all’Insula dell’Ara Coeli, il 10 febbraio alle 16.00, proponiamo una lettura classica: le satire di Giovenale e gli epigrammi di Marziale che descrivono con precisione e arguzia le condizioni nelle quali si viveva a Roma tra

    Insula romana – ricostruzione.

    il I e il II secolo dopo Cristo. Entrambi i poeti si trovano a vivere in una Roma affollata e caotica, che corrisponde per Marziale alla Regio VII, dove, nella contrada detta “al Pero”, sulle prime propaggini del Quirinale oggi corrispondente all’area da Via Rasella a Piazza Barberini, si trovava l’insula in cui era situata la sua abitazione, mentre per Giovenale lo scenario dove si trovava la sua abitazione era un’insula all’interno della Suburra.  

    Giovenale Satira III.239-267: “Il caos ed i pericoli di Roma. Il giorno”
    Quando il ricco è chiamato (a svolgere) i suoi obblighi, la folla (gli) cede
    il passo e la smisurata liburna corre sopra le teste
    e nel frattempo all’interno (egli) legge o scrive od anche dorme;
    poiché la lettiga con la tenda chiusa induce il sonno.
    Nondimeno arriverà prima: a me l’onda della folla che mi precede
    impedisce d’andar velocemente, e l’intero popolo radunato

    continua…

  3. Racconto

    L’acquerello senza firma

    Francesco Roesler Franz

    In occasione della presentazione del libro “Ettore Roesler Franz. Biografia romanzata del pittore di Roma Sparita”, di Francesco Roesler Franz per Intra Moenia, pubblichiamo un breve racconto tratto dal volume.

    Dopo un paio di giorni necessari per ambientarsi nella dimora della marchesa, lo zio Pietro portò Ettore sulla terrazza per fargli ammirare il panorama mozzafiato. In mezzo al terrazzo, incorniciata da un ampio pergolato, si ergeva una fontana usata per alleviare la calura estiva. Ettore fu colpito da tanta bellezza e chiese allo zio se avesse potuto dipingere lì. Pietro non aspettava altro, ne fu assai felice e andò a chiamare immediatamente la marchesa, che ordinò a un cameriere di salire il cavalletto dallo studio. Lo zio adorava l’archeologia e i miti del passato, immaginava che il terrazzo fosse stato costruito ispirandosi ai celebri giardini sospesi di Babilonia. Ettore, sotto lo sguardo amorevole della zia, cominciò a dipingere per prima cosa lo straordinario paesaggio. Nei giorni seguenti si occupò di ritrarre nel dipinto la marchesa e gli zii, intenti ad ammirare quella meravigliosa veduta. Dipinse Pietro vicino alla marchesa Pallavicini, mentre più in dietro posizionò Maddalena, vestita come sempre di nero. Tuttavia, in quella occasione volle farsi ritrarre con lo scialle rosso scarlatto, il suo colore preferito, un caro ricordo dell’amato figlio Giuseppe che le aveva portato da Napoli, come dono della nonna, un anno prima di morire.

    continua…

  4. Articolo

    Non risparmiò né Roma né il popolo

    Marta Sordi

    L’episodio dell’incendio di Roma del 64 dopo Cristo è uno degli episodi che si trova sospeso tra tradizione e storia reale, tra letteratura e pettegolezzo. Pubblichiamo su questo argomento un articolo di Marta Sordi comparso nel 2004 sul mensile 30Giorni. 

    Fatta eccezione per Tacito (Annales XV, 38), che accanto alla versione dell’incendio provocato dolosamente da Nerone (dolo principis) conosce anche la versione di coloro che attribuivano al caso (forte) l’incendio stesso, tutte le fonti antiche lo

    L’incendio di Roma – Robert Hubert.

    attribuiscono con certezza a Nerone, dal contemporaneo Plinio il Vecchio, che è probabilmente alla base della tradizione successiva (Naturalis historia XVII, 1, 5), all’autore senechiano dell’Octavia, a Svetonio (Nero, 38), a Dione (LXII, 16, 18). Scoppiato il 19 luglio del 64, l’incendio durò, secondo Svetonio, sei giorni e sette notti, ma riprese subito, partendo dalle proprietà di Tigellino e alimentando così i sospetti contro l’imperatore, e si protrasse ancora per tre giorni, come risulta da un’iscrizione (CIL VI, 1, 829, che dà la durata di nove giorni).
    I moderni tendono ormai a negare la responsabilità diretta di Nerone nell’incendio: tutte le fonti però sono d’accordo nel dire che furono viste persone che attizzavano l’incendio una volta che questo era iniziato.
    continua…