A cinquanta anni da Woodstock, ovvero da quello che è considerato il più grande evento musicale, e non solo, realizzato fino a oggi, pubblichiamo un articolo di Paolo Ricciardi che ripercorre brevemente quei giorni di
musica, ma anche di pace e amore, quando una vasta comunità si riunì in un luogo con l’unica motivazione di ascoltare musica e condivise tutto, dimostrando che convivenze pacifiche sono effettivamente possibili, se si condividono ideali e obiettivi.
Sono le 17.00 del 15 agosto 1969 quando Richie Havens sale sul palco, dando inizio a un evento che entrerà nella storia della musica e non solo, diventando simbolo di una generazione e dei suoi sogni, purtroppo mai realizzatisi.
Tutto iniziò da un semplice annuncio sul giornale, pubblicato da John Roberts e Joel Rosenman, che recitava più o meno così: “Uomini giovani con capitale illimitato cercano interessanti opportunità, legali, di investimento e proposte d’affari”.
I soldi, in pratica, erano quelli di Roberts, il quale li aveva ereditati dal ramo farmaceutico. Con lui, nella missione, era impiegato il suo migliore amico, Rosenman. Ma a far scoccare la scintilla furono due nuovi arrivati, Artie Kornfeld e Mike Lang.
Questi ultimi contattarono Roberts e Rosenman con la proposta di creare uno studio di registrazione nel villaggio di Woodstock, nella contea di Ulster dello stato di New York. La proposta dello studio di registrazione si modificò ben presto nell’ambizioso progetto di organizzare un mega festival musicale e artistico che avrebbe dovuto accogliere circa 50.000 persone.
continua…