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  1. RAFFAELLO PARMIGIANINO BAROCCI Metafore dello sguardo

    Tre giganti dell’arte italiana in un confronto senza precedenti.

    Raffaello - Studio compositivo per la "Deposizione" - Galleria Borghese

    Raffaello – Studio compositivo per la “Deposizione” – Galleria Borghese

    Dipinti, disegni e stampe raccontano la profonda relazione che lega Raffaello a Francesco Mazzola detto il Parmigianino e a Federico Barocci, entrambi ricordati dalle fonti più antiche come eredi dell’artista urbinate. “Raffaello, Parmigianino, Barocci”. È un confronto a tre quello che sta andando in scena ai Musei Capitolini, un’esposizione di sguardi incrociati: quello degli autori antichi sul Parmigianino e Barocci e la loro relazione con Raffaello; quello dei due pittori su Raffaello e, infine, lo sguardo stesso dei tre artisti rivolto allo spettatore negli autoritratti selezionati. L’esposizione si propone di evidenziare come il modello di Raffaello abbia concorso a determinare gli orientamenti artistici di Francesco Mazzola detto il Parmigianino e quelli, assai diversi, di Federico Barocci. Il Parmigianino e Barocci sono ricordati nelle testimonianze cinque-seicentesche come eredi dell’Urbinate e considerati entrambi tra i più magistrali disegnatori della loro epoca. Guardando a Raffaello con gli occhi del Parmigianino e con quelli di Barocci, l’esposizione affronta il tema del confronto e quello dell’eredità tra artisti vissuti in epoche e luoghi diversi.
    Mentre per il Parmigianino l’eredità spirituale trasmessa da Raffaello si fa risalire a una leggenda circolante a Roma subito dopo la morte precoce dell’Urbinate – che parlava di una trasmigrazione dell’anima di quest’ultimo sul più giovane artista –, il nesso tra Raffaello e Barocci, a partire dalle interpretazioni degli anni Ottanta del ‘500, affonda le sue radici nella comune patria di origine.

    Barocci - Tempietto in San Pietro in Montorio - Firenze

    Barocci – Tempietto in San Pietro in Montorio – Firenze

    In realtà non si dovrebbe parlare di influssi del pittore più antico bensì di rielaborazione di motivi iconografici, emulazione e diversificazione rispetto agli originali raffaelleschi. In particolare, nel caso del Parmigianino l’esame approfondito della sua opera ha consentito di rovesciare i termini del confronto e trasformare il Raphael redivivus in un alter Raphael, affermando così la sua alterità e originalità rispetto a quel modello. Quanto a Barocci, egli seppe declinare l’eredità raffaellesca, dovuta alla comune provenienza urbinate, in una sintesi tra tradizioni culturali diverse. Raffaello, Parmigianino e Barocci si espressero nella loro copiosa produzione grafica sperimentalmente e con forza innovativa. Per raccontare questo confronto a distanza, la mostra romana propone disegni e stampe dei tre artisti (tra cui lo studio per la Deposizione Borghese di Raffaello, gli studi per gli affreschi della basilica di Santa Maria della Steccata a Parma del Parmigianino e lo studio compositivo per la Deposizione di Perugia di Barocci), provenienti dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, dall’Albertina di Vienna, dalla Reale Biblioteca di Torino, dal British Museum e dalle Courtauld Institute Galleries di Londra, dal Rijksprentenkabinet di Amsterdam, dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe del Museo e Gallerie Nazionali di

    Parmigianino - Circe porge da bere ai compagni di Ulisse - Firenze

    Parmigianino – Circe porge da bere ai compagni di Ulisse – Firenze

    Capodimonte a Napoli, dallo Städelsches Museum di Francoforte, dalla Galleria Nazionale di Parma.Una selezione assai mirata di dipinti (per esempio, l’Annunciazione e il Riposo durante la fuga in Egitto di Barocci dalla Pinacoteca dei Musei Vaticani) richiamerà i nodi tematici principali offerti dalla grafica. Lo sguardo dei protagonisti di quell’ideale dialogo artistico, attraverso i loro autoritratti (lo straordinario Autoritratto giovanile di Raffaello e l’Autoritratto di mezza età di Barocci, entrambi dalla Galleria degli Uffizi, e i due Autoritratti del Parmigianino dall’Albertina di Vienna e da Chatsworth), introduce il percorso originale di quest’esposizione.

  2. Mostre

    La rivelazione dell’Oriente

    Matisse-Arabesque, grande evento alle Scuderie

    «L’arabesco si organizza come una musica», dichiara Matisse nel 1952. Ma il suo amore per il fluire armonico delle linee tipiche delle decorazioni islamiche e orientali

    H. Matisse, Zorah sur la terrace (1912)

    H. Matisse, Zorah sur la terrace (1912)

    risale a molto più indietro nel tempo. Da quando il suo maestro gli faceva studiare le miniature indiane e definiva l’arabesco «un’idea immaginifica, quasi esclusivamente plastica». O da quando lasciava gli antichi maestri, al Louvre, per ammirare incantato le preziose ceramiche persiane che a partire dal 1905 erano in mostra al Pavillon de Marsan.

    «La révélation m’est venue d’Orient», scrive ancora il grande artista al critico Gaston Diehl. E forse, malgrado i viaggi compiuti in Marocco e in Algeria o nella Spagna moresca, la rivelazione prende forma soprattutto in occasione della straordinaria mostra allestita a Monaco di Baviera nel 1910 dedicata ai «Capolavori dell’arte musulmana». continua…

  3. Tornano "I giorni di Roma" ai Musei Capitolini

    L’età dell’Angoscia

    Grandezza e presagi di un Impero sull’orlo dell’abisso

    mostra L'Età dell'Angoscia

    Tritone

    L’età dell’angoscia. Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.) è il quarto appuntamento del ciclo di mostre «I giorni di Roma», e affronta il periodo più tormentato dell’Impero, ovvero il III secolo d.C., momento in cui ha inizio il collasso che travolgerà il mondo romano, cambiandone per sempre la fisionomia politica, religiosa e culturale, fino alla sua lenta dissoluzione circa 150 anni più tardi.

    Se, in una visione tradizionale e ormai del tutto obsoleta, il III secolo segna ufficialmente l’esordio della decadenza, esso in realtà merita una lettura più appropriata, rivelandosi come uno dei periodi più intriganti e fecondi della storia di Roma, il momento in cui germogliano, proprio sulla spinta della crisi, i semi del cambiamento che si preannuncia. continua…