“L’acqua arrivava nell’antica Roma con una serie di archi di trionfo”. Così il grande poeta tedesco Goethe, durante il suo soggiorno a Roma nel 1788, parla delle grandi rovine che dominavano la campagna romana e che tanti pittori europei andavano celebrando nei loro disegni e acquarelli. Oggi quelle monumentali e antiche arcate sono ancora lì, accanto ai resti di ville patrizie e tombe monumentali, in un lacerto di suburbio rurale miracolosamente scampato all’invasione urbana del secondo ’900. In questo “spicchio” di campagna che sembra uscito dalle pagine di Gregorovius, a cavallo dell’antica Via Latina, si concentravano tutti i più importanti acquedotti romani, continua…
prima pagina
-
Archeo
Il Parco degli Acquedotti
Gli “archi di trionfo” ammirati da Goethe
2 Marzo 2015 by Ornella Massa
-
Tornano "I giorni di Roma" ai Musei Capitolini
L’età dell’Angoscia
Grandezza e presagi di un Impero sull’orlo dell’abisso
16 Febbraio 2015 by Ornella Massa
L’età dell’angoscia. Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.) è il quarto appuntamento del ciclo di mostre «I giorni di Roma», e affronta il periodo più tormentato dell’Impero, ovvero il III secolo d.C., momento in cui ha inizio il collasso che travolgerà il mondo romano, cambiandone per sempre la fisionomia politica, religiosa e culturale, fino alla sua lenta dissoluzione circa 150 anni più tardi.
Se, in una visione tradizionale e ormai del tutto obsoleta, il III secolo segna ufficialmente l’esordio della decadenza, esso in realtà merita una lettura più appropriata, rivelandosi come uno dei periodi più intriganti e fecondi della storia di Roma, il momento in cui germogliano, proprio sulla spinta della crisi, i semi del cambiamento che si preannuncia. continua…
-
Dall’arte egizia al Medioevo
Barracco, perla da riscoprire
Un’eccezionale raccolta di arte comparata
10 Febbraio 2015 by Ornella Massa
La nascita nell’antica terra di Calabria in una famiglia considerata la più ricca e la più nobile del Regno delle Due Sicilie, e la formazione classica ricevuta negli anni della prima gioventù, fanno di Giovanni Barracco una delle figure più affascinanti dell’Italia di fine Ottocento. Lettore accanito dei classici greci e latini, rigorosamente consultati nella lingua originale, ebbe la ventura di avere per amico Giuseppe Fiorelli, direttore degli scavi di Pompei e del Museo Archeologico di Napoli: l’intenso sodalizio durato tutta la vita aprirà al nobile calabrese le porte dell’archeologia, suscitando una passione soprattutto per la scultura antica. L’impegno politico lo condurrà poi a Torino come deputato nel primo parlamento dell’Italia unita e, proprio grazie al soggiorno torinese, Barracco avrà l’opportunità di visitare a più riprese il ricchissimo Regio Museo delle Antichità Egizie. A quello per l’arte greco-latina, si aggiunse dunque anche uno spiccato interesse per l’egittologia e per l’arte del Vicino Oriente. Da quel momento in poi cominciò a collezionareopere acquistate sul mercato antiquario internazionale.
L’arte egizia rimase nel corso degli anni la materia prediletta del barone e quella alla quale dedicò maggiore attenzione: era addirittura in grado di leggere i testi geroglifici. Con la proclamazione di Roma capitale, Barracco si trasferì a Roma in una casa in via del Corso, che ben presto si trasformò in una sorta di museo: era quello un periodo di grande fervore archeologico a Roma per via delle importanti scoperte che avvenivano in occasione della costruzione dei nuovi quartieri residenziali. Intanto la bellissima dimora di Giovanni Barracco si arricchì di opere d’arte egizia, assira, etrusca, cipriota, greca e romana, fino a qualche esemplare di arte medievale. Insomma, una sorta di museo di scultura antica comparata, grazie alle acquisizioni di reperti provenienti dal bacino del Mediterraneo.
Nel 1902, Giovanni Barracco donò la sua collezione al Comune di Roma: ne ebbe in cambio la disponibilità di costruire, allo sbocco di corso Vittorio Emanuele II sul lungotevere, un edificio neoclassico destinato ad accogliere la sua eccezionale raccolta. Negli anni Trenta, in occasione della ristrutturazione urbanistica della zona, il museo fu demolito e solo dopo più di dieci anni, nel 1948, la collezione Barracco trovò una sistemazione definitiva nell’attuale sede, ovvero la Farnesina ai Baullari, in un primo tempo attribuita ad Antonio da Sangallo e successivamente a Jean de Chenevières, architetto di S. Luigi dei Francesi.
-
La Via Alessandrina. Una passerella sulla Roma dei Cesari
28 Ottobre 2014 by pina
L’avevano chiusa nel dicembre del 2007 per demolirla. Poi, finiti i soldi per proseguire gli scavi archeologici ai Fori, la distruzione fu rimandata. L’hanno riaperta al pubblico il 28 ottobre dello scorso anno. È comunque opportuno affrettarsi a visitarla. Perché, prima o poi, Via Alessandrina scomparirà: solo con la sua eliminazione i resti del Foro di Traiano e quelli di Augusto torneranno, un giorno, a combaciare. continua…