Alle origini della storia cristiana in Occidente, nella Roma dei primi secoli dell’Impero, dove la parola dell’uomo di Nazareth giunse via mare e si radicò nelle comunità ebraiche già presenti nella Città Eterna, i veri motori di diffusione furono le Domus Ecclesiae.
Privati cittadini di ogni estrazione sociale, patrizi e schiavi raggiunti da una prospettiva diversa sulla storia umana e sul cammino del mondo, praticavano la vera povertà cristiana, ovvero la condivisione, mettendo le proprie case a disposizione di una comunità di persone diffidenti e costrette alla clandestinità per incontrarsi, rendere culto, sostenere i poveri, le vedove e gli orfani, creare fraternità e giustizia.
Il protocollo che ne derivò è quasi sempre lo stesso: nei secoli successivi, laddove sorgevano questi luoghi di convegno, i fedeli di Cristo fecero erigere le chiese o le basiliche principali come memoria di quanto edificato attraverso le relazioni umane, il mutuo soccorso e le sofferenze delle persecuzioni.
Gli indirizzi, le case in cui avvenivano le riunioni dei cristiani delle origini erano detti tituli e il genitivo indicava il munifico personaggio che metteva a disposizione la propria dimora.
Titulus Equitii era dunque l’antica domus – o comunque una proprietà immobiliare – di Equizio, probabilmente un ricco presbitero che era stato prefetto all’Annona. Questo edificio, da lui donato alla Chiesa di Roma, fu trasformato nel primo quarto del trecento d.C. nella piccola chiesa o luogo di incontro comunitario che poi diverrà la Basilica attuale. Proprio qui una tradizione erronea vuole che il Papa Silvestro I convincesse l’imperatore Costantino a indire il concilio di Nicea “a salvaguardia della pace tra i cristiani”. Il vero ispiratore del concilio niceno fu invece papa Milziade I. Quanto alla dedicazione e al coinvolgimento di papa Silvestro I nell’area interessata, si trattò probabilmente di una correzione successiva e strumentale: la zona del Colle Oppio era infatti abitata anzitutto da barbari di confessione ariana e occorreva una figura di provata fede cattolica a cui affidare una nuova e bonificata memoria. Nel sesto secolo, pertanto, la Chiesa fu ricostruita e ampliata da papa Simmaco e dedicata sia a san Martino di Tour che a papa Silvestro.
Pochi sanno che la dedicazione fu ampliata anche a Sant’Ambrogio, anch’egli strenuo difensore della fede dagli attacchi delle dottrine eretiche. I sotterranei della Basilica, gestita dai Benedettini prima e, dal 1299, dai Carmelitani per volontà di Bonifacio VIII, furono quasi certamente adibiti in epoca paleocristiana a magazzini annonari per derrate alimentari – quelle da distribuire ai cittadini diseredati. Con l’avvento dei Carmelitani l’edificio cultuale sovrastante divenne una casa di studio e un faro di irradiamento teologico per tutta la cristianità allora conosciuta.