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  1. Tornano "I giorni di Roma" ai Musei Capitolini

    L’età dell’Angoscia

    Grandezza e presagi di un Impero sull’orlo dell’abisso

    mostra L'Età dell'Angoscia

    Tritone

    L’età dell’angoscia. Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.) è il quarto appuntamento del ciclo di mostre «I giorni di Roma», e affronta il periodo più tormentato dell’Impero, ovvero il III secolo d.C., momento in cui ha inizio il collasso che travolgerà il mondo romano, cambiandone per sempre la fisionomia politica, religiosa e culturale, fino alla sua lenta dissoluzione circa 150 anni più tardi.

    Se, in una visione tradizionale e ormai del tutto obsoleta, il III secolo segna ufficialmente l’esordio della decadenza, esso in realtà merita una lettura più appropriata, rivelandosi come uno dei periodi più intriganti e fecondi della storia di Roma, il momento in cui germogliano, proprio sulla spinta della crisi, i semi del cambiamento che si preannuncia. continua…

  2. Dall’arte egizia al Medioevo

    Barracco, perla da riscoprire

    Un’eccezionale raccolta di arte comparata

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    Un raro manufatto cipriota dal museo Barracco

    La nascita nell’antica terra di Calabria in una famiglia considerata la più ricca e la più nobile del Regno delle Due Sicilie, e la formazione classica ricevuta negli anni della prima gioventù, fanno di Giovanni Barracco una delle figure più affascinanti dell’Italia di fine Ottocento. Lettore accanito dei classici greci e latini, rigorosamente consultati nella lingua originale, ebbe la ventura di avere per amico Giuseppe Fiorelli, direttore degli scavi di Pompei e del Museo Archeologico di Napoli: l’intenso sodalizio durato tutta la vita aprirà al nobile calabrese le porte dell’archeologia, suscitando una passione soprattutto per la scultura antica. L’impegno politico lo condurrà poi a Torino come deputato nel primo parlamento dell’Italia unita e, proprio grazie al soggiorno torinese, Barracco avrà l’opportunità di visitare a più riprese il ricchissimo Regio Museo delle Antichità Egizie. A quello per l’arte greco-latina, si aggiunse dunque anche uno spiccato interesse per l’egittologia e per l’arte del Vicino Oriente. Da quel momento in poi cominciò a collezionareopere acquistate sul mercato antiquario internazionale.

    L’arte egizia rimase nel corso degli anni la materia prediletta del barone e quella alla quale dedicò maggiore attenzione: era addirittura in grado di leggere i testi geroglifici. Con la proclamazione di Roma capitale, Barracco si trasferì a Roma in una casa in via del Corso, che ben presto si trasformò in una sorta di museo: era quello un periodo di grande fervore archeologico a Roma per via delle importanti scoperte che avvenivano in occasione della costruzione dei nuovi quartieri residenziali. Intanto la bellissima dimora di Giovanni Barracco si arricchì di opere d’arte egizia, assira, etrusca, cipriota, greca e romana, fino a qualche esemplare di arte medievale. Insomma, una sorta di museo di scultura antica comparata, grazie alle acquisizioni di reperti provenienti dal bacino del Mediterraneo.

    Nel 1902, Giovanni Barracco donò la sua collezione al Comune di Roma: ne ebbe in cambio la disponibilità di costruire, allo sbocco di corso Vittorio Emanuele II sul lungotevere, un edificio neoclassico destinato ad accogliere la sua eccezionale raccolta. Negli anni Trenta, in occasione della ristrutturazione urbanistica della zona, il museo fu demolito e solo dopo più di dieci anni, nel 1948, la collezione Barracco trovò una sistemazione definitiva nell’attuale sede, ovvero la Farnesina ai Baullari, in un primo tempo attribuita ad Antonio da Sangallo e successivamente a Jean de Chenevières, architetto di S. Luigi dei Francesi.

  3. Il trionfo di Urbano VIII, dimora di capolavori assoluti

    Palazzo Barberini

    Grandiosa costruzione realizzata sulla vecchia Vigna Sforza e sul luogo di antichi edifici classici sorretti da imponenti fabbricati, ancora visibili verso la valle che divide il Quirinale dal Pincio. Papa Urbano VIII volle edificare, non lontano dalla sua residenza del Quirinale, il nuovo palazzo della famiglia, prima alloggiata nella cosiddetta “Casa grande” di via dei Giubbonari. Iniziato nel 1625 da Maderno, il palazzo fu poi affidato a Borromini, presto soppiantato da Gian Lorenzo Bernini che terminò i lavori nel 1633. continua…

  4. Dove grandi mecenati incontrano grandi maestri

    Galleria Doria-Pamphilj

    La Galleria Doria Pamphilj, una delle più ricche e straordinarie collezioni private di Roma del Seicento e non solo. Il grandissimo isolato dei Doria Pamphilj si articola in vari corpi di fabbrica, veri e propri palazzi singoli, costruiti in diversi momenti, fra via del Corso, via del Plebiscito, via della Gatta e piazza del Collegio Romano: è uno dei più grandi complessi patrizi romani. continua…