Barocco

Caravaggio e Roma

I dipinti dei "templi maggiori" riletti dal grande critico d'arte

Il pittore più amato di tutti tempi con le parole di uno dei più grandi critici d’arte di tutti tempi: Caravaggio e Roberto Longhi, i cui nomi sono legati indissolubilmente.

San Matteo e L'angelo

San Matteo e L’angelo

Nel corso della visita verranno commentati i dipinti custoditi nei “templi maggiori” dell’arte caravaggesca con alcuni, significativi brani di Longhi, il critico che nel secolo scorso riscoprì l’arte sublime del Gran Lombardo.

La visita inizia in Campo Marzio, teatro della vicenda umana e artistica di Caravaggio, dalla Chiesa di San Luigi dei Francesi che ospita la Cappella Contarelli con tre capolavori assoluti, quali La Vocazione di San MatteoMatteo e l’Angelo e Il Martirio di San Matteo.

Così Roberto Longhi, nel suo saggio del 1952 Il Caravaggio, descrive la Vocazione: «La luce che rade sotto il finestrone sospende nell’aria greve la mano di Cristo mentre l’ombra corrode il suo sguardo cavo; striscia sulle piume, si intride nelle guance, si specchia nella sete dei giocatorelli; sosta su Matteo mentre, raddoppiando ancora con la destra alla puntata, addita sé stesso, quasi chiedesse “Vuoi me?” (e il viso scocca dall’angolo delle palpebre sbarrate il ciglio dell’ombra); spiuma confusamente la canizie del vecchio importuno in occhiali; per ultimo fruga viso e spalle del giocatore a capotavola che vorrebbe immergersi nell’ombra lucida della propria perplessità».

Si prosegue con la Chiesa di Sant’Agostino dove si sosterà davanti alla Madonna di Loreto, che fece gridare allo scandalo tutta Roma per via della procace Madonna col volto di Lena, modella e amante del Caravaggio. E per i piedi sporchi dei pellegrini.

Lasciato il Rione Campo Marzio, si raggiungerà la Chiesa di Santa Maria del Popolo con le celeberrime Crocifissione di San Pietro Conversione di San Paolo nella Cappella Cerasi. Su quest’ultima opera, ascoltiamo ancora le parole di Longhi: «La massa enorme del cavallone pezzato, la bava che cola dal morso e quell’intrigo indecifrabile, tra quadrupede e servente, di vene nodose e varicose; tutto stampatogli in mente d’un tratto da quel fascio di luce spiovente (ma non era forse la lanterna della scuderia?)… E quasi si amerebbe sapere se, nel ceto dei dilettanti, mancò chi, usando il titolo nel senso cinetico, galileiano, chiamasse il quadro La conversione del cavallo».

VOCAZIONE DI SAN MATTEO

Fai “click” sull’immagine per andare alla galleria foto dedicata a Caravaggio.

 


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