Chi almeno una volta nella vita non ha espresso il desiderio di poter passeggiare tra le imponenti vestigia dei gloriosi Fori Imperiali? Dal 26 novembre 2016, dopo
vent’anni di scavi, è finalmente possibile godere di un percorso affascinante e carico di storia. Questo si sviluppa in senso topografico e non cronologico: toccherà una parte del Foro di Traiano, passerà sotto via dei Fori Imperiali percorrendo le cantine delle antiche abitazioni del Quartiere Alessandrino, attraverserà il Foro di Cesare e terminerà in prossimità del Foro di Nerva.
L’itinerario prende il via ai piedi dell’immensa colonna che Traiano volle far edificare nel cuore del suo nuovo e imponente Foro, opera del suo architetto di fiducia, Apollodoro di Damasco, agli inizi del II secolo dopo Cristo. Sulla colonna si dipana un lungo e particolareggiato racconto per immagini: le importanti vittorie dell’imperatore ottenute contro i Daci. I rilievi corrono lungo tutto il fusto della colonna alta quasi trenta metri, senza contare la base, segnando con la sua estremità superiore l’altezza della sella collinare che univa il Quirinale al Campidoglio e che fu sbancata per fare spazio all’immensa spianata necessaria per la costruzione del Foro. Nel suo nuovo centro politico e amministrativo Traiano volle far erigere, oltre alla Colonna, anche due Biblioteche, una Basilica, una serie di imponenti portici e l’edificio detto dei Mercati di Traiano, un vero e proprio centro polifunzionale dell’antichità.
Attraversando l’area ci s’imbatte nella grandezza, nell’imponenza e nel lusso dell’opera traianea. Un esempio sono le colonne della Basilica Ulpia, edificata tra il 106 e il 113, data d’inaugurazione del Foro di Traiano, che era la più grande basilica di Roma, intitolata alla famiglia dell’imperatore, di cui oggi è visibile solo il tronco centrale, con l’abside occidentale, che arriverebbe fino alle pendici del Vittoriano, nascosto sotto via dei Fori Imperiali, e quella orientale, che arriverebbe sotto la scalinata di Magnanapoli e degli edifici adiacenti.
Dall’epoca imperiale si passa poi a quella medievale grazie alla presenza di abitazioni edificate sopra le imponenti strutture di età romana. È questo il momento in cui inizia a sorgere quello che in epoca rinascimentale sarà il quartiere Alessandrino: la prima sistemazione urbanistica moderna realizzata attorno al 1570 per opera di Michele Bonelli, nipote di Pio V Ghisleri, detto l’Alessandrino poiché nato a Bosco Marengo, vicino ad Alessandria. Questi provvide a bonificare l’area e a renderla edificabile, tracciandovi la via detta, Alessandrina, sempre dal suo appellativo. La strada tagliava l’antico Argiletum raggiungendo il Tempio della Pace, al di là dell’odierna via Cavour. Il quartiere fu poi completamente smantellato negli anni Trenta per far posto a via dei Fori Imperiali. Ma non tutto andò perduto: restano, al di sotto della via, le cantine e altri locali di fondazione, attraverso i quali è possibile raggiungere il Foro di Cesare. Questi angusti ambienti sono stati utilizzati come depositi e magazzini dagli archeologi che nel corso degli ultimi anni hanno scavato l’intera area, ma qua e là sono ancora visibili anche le scale che collegavano le cantine con le abitazioni delle palazzine dell’antico quartiere.
Al termine di questo percorso, che passa sotto la Via dei Fori Imperiali, ci si ritrova a pochi metri di distanza dalle imponenti colonne del celebre Tempio di Venere Genitrice, edificato al centro del Foro per volere di Giulio Cesare. La necessità di rinnovare le strutture amministrative e giudiziarie più antiche e di adeguarle alla nuova dimensione – fisica e politica – della città di Roma fu il pretesto che Giulio Cesare utilizzò per portare a termine un’innovativa e brillante iniziativa di autocelebrazione. Così, in aperta competizione con il suo rivale Gneo Pompeo, che nel 55 avanti Cristo aveva inaugurato il suo splendido teatro in Campo Marzio, nel 54 avanti Cristo Cesare incaricò un gruppo di stretti collaboratori di progettare un nuovo complesso monumentale, la cui costruzione fu giustificata come un necessario ampliamento del Foro Romano. L’area scelta per costruire il nuovo foro era fittamente abitata: dopo aver fatto demolire gli edifici espropriati, Giulio Cesare fece eseguire dei consistenti lavori di livellamento dell’intera area allo scopo di ottenere i piani destinati a ospitare i corpi di fabbrica del nuovo impianto. Il Foro di Cesare sarà preso a modello dai suoi successori.
Il Foro di Augusto nacque per onorare la memoria di Giulio Cesare: nel 42 avanti Cristo, alla vigilia della battaglia di Filippi contro la coalizione dei cesaricidi, il giovane Gaio Ottaviano fece voto solenne di edificare in caso di vittoria, un tempio a Marte Vendicatore, Ultore. Ottaviano era nipote di Giulio Cesare, sua madre, Azia, era figlia di Giulia, sorella di Cesare, e dal 45 avanti Cristo suo figlio adottivo ed
erede. Vinta la battaglia e vendicato così Cesare, al proprio ritorno a Roma Ottaviano sciolse il voto e avviò i lavori per la costruzione del tempio, che egli volle inserire in un nuovo Foro, replicando così il modello architettonico creato pochi anni prima proprio da Cesare quando fece realizzare il Foro a lui intitolato. Il pretesto per la costruzione di un altro Foro fu dato dalla crescita vertiginosa del numero dei processi, per accogliere i quali erano diventati insufficienti il Foro Romano e quello di Cesare, pure inaugurato da poco nel 46 avanti Cristo.
Nel 70 – 75 dopo Cristo, a conclusione delle guerre civili per la successione all’Impero e della sanguinosa repressione della rivolta giudaica, l’imperatore Vespasiano, 69 – 79 dopo Cristo, fece costruire un santuario dedicato alla Pace, detto in antico Tempio della Pace, Templum Pacis, o Foro della Pace, costituito da una grande piazza con portici. Al centro del portico meridionale era l’aula di culto, affiancata da due aule per lato. Il complesso entrò a far parte dei cinque Fori Imperiali, il terzo in ordine cronologico dopo i Fori di Cesare, 46 avanti Cristo, e di Augusto, 2 avanti Cristo, e prima di quelli di Nerva, 97 dopo Cristo, e di Traiano, 112 – 133 dopo Cristo.
Nello spazio compreso tra l’estremità orientale del foro di Traiano e quella settentrionale del Foro di Augusto si trova uno svettante edificio al quale fu sovrapposta, nella seconda metà del XV secolo, l’elegante Loggia dei Cavalieri di Malta, insediatisi nell’area dal XII secolo. La struttura è convenzionalmente denominata, dagli studiosi, “Terrazza Domizianea” con riferimento alle sue caratteristiche edilizie e alla prevalenza di bolli laterizi risalenti all’epoca di Domiziano rinvenuti nelle sue murature.
Essa, in realtà, racchiude al suo interno diverse fasi di costruzione. La più antica, costituita da un edificio porticato con arcate su pilastri in opera quadrata di travertino, di età tardo-repubblicana, identificata con l’abitazione del console del 14 dopo Cristo, Sesto Pompeo è attualmente occupata dalla cappella di culto dei Cavalieri di Malta, dedicata a San Giovanni Battista. A questo edificio si addossarono, nella seconda metà del I secolo avanti Cristo, l’aula del Colosso e la grande abside settentrionale del portico Nord del Foro di Augusto.
Gli studiosi ritengono che il grande edificio potesse far parte di un progetto domizianeo di sistemazione urbanistica dell’intera area, che non fu mai portato a termine poiché contro la sua facciata furono addossate le strutture della testata del portico orientale del Foro di Traiano le cui impronte scalpellate sono ancora oggi ben visibili.
L’area attribuita al Foro di Nerva era occupata da edifici di carattere prevalentemente commerciale e dagli ingombranti perimetri delle due gigantesche absidi del lato meridionale del Foro di Augusto. Nel suo sottosuolo correva la Cloaca Maxima,
monumentale condotto fognario che la tradizione fa risalire all’epoca dei re, più esattamente al VI secolo avanti Cristo. Essa proveniva dalla Suburra, attraversava il Foro Romano e il Velabro e sboccava nel Tevere, subito a valle dell’Isola Tiberina. Sulla base dei dati degli scavi recenti e delle notizie fornite dagli autori classici è possibile stabilire che la trasformazione di questo tratto dell’Argiletum in Foro avvenne a opera dell’imperatore Domiziano, 81 – 96 dopo Cristo e che forse già negli anni 85 – 86 il nuovo complesso doveva avere assunto una sua fisionomia ben precisa. Tuttavia Domiziano fu assassinato nel 96 e così non poté inaugurare il suo nuovo Foro, cosa che fu invece fatta nell’anno 97 dal suo successore Nerva, 96 – 98 dopo Cristo, a nome del quale il Foro è infatti tuttora conosciuto.
Roma, 8 agosto 2018.
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