La devastante occupazione da parte dei regnanti francesi, che sin dalla metà del XVI secolo interessò i ducati limitrofi di lingua francofona,
assieme alle conseguenze provocate dalla Guerra dei Trent’Anni, 1618-1648, conflitto durante il quale la Francia incrementò il suo controllo sui territori confinanti sino ad annetterli al proprio regno, spinsero una vasta compagine di artisti, artigiani, commercianti, a intraprendere il viaggio in direzione del Bel Paese, viaggio in cui la Città Eterna costituiva una tappa imprescindibile. Nel periodo a cavallo tra il Cinque e il Seicento, Roma manteneva il primato di Capitale europea dell’Arte, rappresentando non solo un museo a cielo aperto, ma anche il luogo d’incontro e commistione per eccellenza delle maggiori correnti artistiche allora in voga. Numerose comunità straniere, prime fra tutte quelle fiamminghe, francofone e spagnole, giungevano da ogni angolo d’Europa per insediarsi nell’Urbe e integrarsi con la comunità romana. I luoghi di culto, localizzati in differenti rioni, si configuravano all’epoca quali punti di raccolta, condivisione e preghiera dei membri delle rispettive minoranze e, al contempo, quali poli simbolici e identitari delle diverse comunità. Roma infatti, era anche e soprattutto la capitale papale, meta prediletta, sin dal Medioevo, dei pellegrini e dei fedeli provenienti da tutto il mondo. Già nel Quattrocento, in effetti, alcune “nazioni” avevano visto sorgere, grazie all’intervento pontificio, le loro specifiche “congregazioni”: negli anni
Settanta il privilegio spettò a quella francofona, formata, in particolare, da francesi, savoiardi, borgognoni e lorenesi, che di lì a poco avrebbe visto sorgere i primi edifici cattolici a essa riservati. A seguito della fondazione di San Luigi, e via via sino al Settecento, si sarebbero dunque interamente costituiti tutti i cosiddetti “Pii Stabilimenti della Francia a Roma”. L’itinerario alla scoperta delle chiese francofone dell’Urbe, tra i rioni Campo Marzio, Sant’Eustachio, Parione e Trevi, per questo motivo, abbraccia un vasto arco temporale compreso tra il Rinascimento e il tardo Ottocento. A partire dalla celebre Trinità dei Monti,1502-1585, coprendo uno spazio breve si raggiunge San Luigi dei Francesi, 1518-1589, e poi ancora San Nicola dei Lorenesi, 1588-1632, e Sant’Ivo dei Bretoni, la chiesa medioevale, concessa alla comunità bretone intorno alla metà del Quattrocento, andò distrutta e fu ricostruita nel Cinquecento, per essere a sua volta sostituita dall’attuale struttura ottocentesca. Il percorso alla ricerca della Roma Francese può ritenersi concluso con la chiesa dei Santi Andrea e Claudio dei Borgognoni, di matrice seicentesca, ma riedificata nel 1728-1731. Protagonisti del percorso, assieme ai capolavori primo-seicenteschi di Caravaggio e Domenichino, sono le opere manieriste di Daniele da
Volterra, Perin del Vaga, Taddeo e Federico Zuccari, gli affreschi di scuola romana tardo-barocca di Antonio Bicchierai, le prove classiciste di Placido Costanzi e le splendide commistioni barocco-rococò-neoclassiche di Corrado Giaquinto. Senza dimenticare alcune testimonianze pittoriche francesi, come quelle di Charles Mellin e François Nicolas de Bar del XVII secolo.
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