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  1. Sulle tracce di Pietro l’Apostolo: chiesa dei Santi Nereo e Achilleo

    Gli Atti di Pietro, testo cristiano apocrifo composto in greco nella seconda metà del II secolo, narra della predicazione, dei miracoli e della morte del principe degli apostoli. Di questa narrazione fa parte l’episodio della sua momentanea fuga da Roma lungo la via Appia per evitare la

    Basilica dei Santi Nereo e Achileo. Si ringrazia “I Viaggi di Raffaella”

    condanna a morte. Durante il percorso Pietro, fuggito miracolosamente dal Carcere Mamertino posto ai piedi del Campidoglio, perde una “fasciola”, la benda che gli copriva le caviglie piagate per essere state strette nei ceppi. Una pia matrona aveva poi raccolto la fasciola.
    Il luogo dello smarrimento si troverebbe presso le Terme Antoniniane, fatte edificare da Caracalla nel III secolo, e qui sarebbe sorto il celebre titulus fasciolae frequentato dai Cristiani che abitavano lungo l’Appia. Sempre qui nel IV secolo sarebbe sorta una chiesa dedicata a San Pietro. Successivamente, probabilmente a partire dal VI secolo, la stessa chiesa fu intitolata ai santi Nereo e Achilleo, le cui spoglie riposano sotto l’altare.
    Ma l’episodio più famoso e commovente di questa narrazione è ricordato subito fuori Roma nel punto in cui oggi si dividono la via Appia Antica e l’Ardeatina. A quell’incrocio sorge la chiesetta del Quo vadis, nel luogo in cui a Pietro, in fuga da Roma, sarebbe venuto incontro il Signore che gli avrebbe detto: «Vengo a Roma per essere crocifisso di nuovo». Al che Pietro, tornò sui suoi passi e andò a incontrare la morte che avverrà nello “stadio privato” di Nerone, in Vaticano.

    Basilica di Nereo e Achilleo – Interno.

    Della chiesa intitolata ai santi Nereo e Achilleo, si ha memoria fin dall’anno 377, ma fu rifatta più volte.
    Il titulus Sanctorum Nerei et Achillei viene per la prima volta ricordato nel 595 al posto del titulus Fasciolae. Quest’ultimo viene registrato per la prima volta da papa Simmaco nel 499, ma era già noto nel 377 come è attestato da un’iscrizione che si trova oggi in San Paolo Fuori le Mura, e che cita un certo Cinammio come lector del titulus Fasciolae.
    Vista questa tempistica si può desumere che la dedica del titulus Fasciolae ai due santi deve essere avvenuta nel corso del VI secolo.
    La titolazione della chiesa ai santi Nereo e Achilleo avviene perciò sotto il pontificato di san Gregorio Magno, quindi tra il 590 e il 604; l’edificio sacro mantenne pure nel nome il titulus fascicolae.
    Nereo e Achilleo, secondo la tradizione, erano servi della nobile Flavia Domitilla e con lei martirizzati per la loro fede cristiana all’epoca di Diocleziano. Più verosimilmente, ma anche secondo una testimonianza storica di papa Damaso, entrambi erano soldati, uccisi nell’ambito della crudele persecuzione dioclezianea che colpì inizialmente proprio i “fratelli dell’esercito”.
    Il luogo in cui fu costruita la chiesa era paludoso e malsano tanto che, sotto il pontificato di Leone III, nell’814, l’antico edificio sacro era ormai completamente diroccato e affondato nel terreno. Papa Leone III decise così di abbatterlo e di farne costruire uno nuovo di maggior decoro e bellezza in una zona più stabile nei pressi. A questa ricostruzione data il mosaico dell’arco trionfale, che ancora si può ammirare.

    Basilica dei Santi Nereo e Achilleo – Baldacchino.

    Dopo un secondo periodo di abbandono, Papa Sisto IV, 1471 – 1484, per il Giubileo del 1475, restaurò la chiesa facendo apportare alcune modifiche strutturali: la volle, infatti, più piccola e fece sostituire le colonne con pilastri in muratura.
    Di nuovo seguì un periodo di degrado fino alla vigilia del Giubileo del 1600, quando, il cardinale Cesare Baronio, della Congregazione dell’Oratorio di Roma, fece istanza al Papa per averne il titolo cardinalizio con il proposito di riportarla a nuovo splendore. Così, con un breve di Papa Clemente VIII del 29 giugno 1597, la chiesa venne assegnata in perpetuo alla Congregazione dell’Oratorio. È questa la data che segna la nuova storia della basilica. Il cardinal Baronio profuse un grande impegno, portando a termine intensi lavori di ristrutturazione e di abbellimento, tra i quali il ciclo di affreschi che decorano tutte le pareti della chiesa. 
    L’interno è basilicale, oggi, è a tre navate. La decorazione consiste in crudi affreschi di martiri del Pomarancio e nel mosaico dell’arco trionfale con la trasfigurazione di Cristo, che è quello fatto realizzare da papa Leone III, e data quindi al secolo IX. Si trovano altresì nella chiesa un coro cosmatesco, un ambone medievale, un candelabro marmoreo del XV secolo e vari avanzi romani. All’esterno, davanti ad una semplice facciata caratterizzata da un protiro su due colonne, è una colonna di granito con la croce.

    Basilica dei santi Nereo e Achilleo – Arco absidale. Si ringrazia “I Viaggi di Raffaella”.

    Il portale presenta entrambe le dediche della chiesa: “Ss MARTYRUM NEREI ET ACHILLEI e TITULUS FASCIOLAE“; inoltre è sormontato da un finestrone che illumina la navata centrale ed è ornato da una semplice cornice in travertino con timpano spezzato, al centro del quale vi è posto l’affresco raffigurante una Madonna con Bambino.
    La chiesa fu restaurata nuovamente nei primi anni del Novecento e poi ancora nel 1941, in occasione di questo restauro fu riportata alla luce la superficie a riquadri con drappi che contraddistingue la facciata. Questa si presenta in posizione arretrata fra due alte murature appartenenti all’edificio originario, con il corpo centrale con tetto a capanna sopraelevato rispetto ai due laterali.

    Roma, 17 settembre 2019

  2. Cappella della Santissima Trinità al Monte di Pietà

    Nascosta dietro un cancello, nel cortile interno del Palazzo del Monte di Pietà, la grande cappella dedicata alla Santissima Trinità, totalmente rivestita di marmi policromi e di decorazioni a stucco è un gioiello di architettura barocca praticamente sconosciuta.

    Cappella del Monte di Pietà.

    Nel 1639 l’Arciconfraternita del Monte di Pietà commissionò i lavori di ristrutturazione di questa cappella a Francesco Peperelli, un architetto attivo a Roma nella prima metà del XVII secolo. Giovanni Antonio de’ Rossi subentrò al Peperelli, che morì nel 1641. Ma a concludere i lavori nel 1730, rispettando il progetto originale, fu Carlo Francesco Bizzaccheri. Entrando nel piccolo vestibolo quadrato che introduce alla cappella, costruito fra il 1700 e il 1702, si resta subito colpiti dalla bellezza del rilievo di Michele Maglia al centro della volta, dal tondo raffigurante il Padre Eterno in cielo attorniato da angeli e dalla splendida ghirlanda di fiori in stucco dorato che lo circonda, opera di grande maestria di Niccolò Berrettoni, Giovanni Maria Galli da Bibbiena e Filippo Ferrari.
    Dall’atrio di entra nella cappella di forma ovale. L’oro degli stucchi e i colori accesi dei marmi che rivestono le pareti contrastano con il legno delle porte e il bianco candido delle statue nelle nicchie e dei grandi bassorilievi sopra l’altare.

    Cappella Pio Monte – Volta.

    Le statue rappresentano le Virtù teologali, Fede, Speranza e Carità, e furono eseguite rispettivamente da Francesco Moderati, Augusto Cornacchini e Giuseppe Mazzuoli, con l’aggiunta dell’Elemosina di Bernardino Cametti, che simboleggia l’aiuto dato dalla confraternita dei bisognosi. Lo straordinario bassorilievo sull’altare è opera di Domenico Guidi, che la eseguì nel 1676, e rappresenta una Pietà dall’insolito schema compositivo. Gli altri due bei bassorilievi a destra e a sinistra dell’altare rappresentano “Tobia e l’Angelo”, opera di Pierre II Le Gros, e “Giuseppe in Egitto” di Jean-Baptiste Théodon.
    La volta fu decorata nel 1696, secondo il progetto dell’architetto Francesco Bizzaccheri, con cornici, conchiglie e ornamenti vegetali in stucco dorato che uniscono i medaglioni in stucco bianco eseguiti da Michele Maglia, Lorenzo Ottoni e Simone Giorgini e raffiguranti i momenti salienti della nascita del Monte di Pietà.
    Il Palazzo del Monte di Pietà si affaccia su una deliziosa piazzetta con la vivacità derivante dalla composizione scultorea del “Cristo al sepolcro”, simbolo dell’Istituto, dagli stemmi, dalla fontana e dall’alto orologio.

    Cappella Pio Monte di Pietà – Domenico Guidi.

    Il “Monte” – ideato con intenti caritativi dal frate minore Giovanni Maltei da Calvi nel 1539 e passato dalla prima sede posta ai Banchi Vecchi a quella procuratagli da Sisto V ai Coronari – acquistò nel 1603 questo cinquecentesco palazzo, qui costruito dal Mascherino per il cardinal Prospero Santacroce e che allora era limitato alla parte centrale dell’attuale edificio. Intervennero successivi ampliamenti, fino ad occupare l’enorme isolato attuale.
    Si possono notare, fra gli altri, i contributi del Maderno, aiutato dal giovane Borromini, per il primo ampliamento della facciata principale, del Paparelli per la ricca cappella, di Nicola Salvi per la facciata posteriore, 1735 – 1740.
    Nel 1762 venne costruito il cavalcavia detto “Arco del Monte”, che collega il palazzo all’attiguo Palazzo Barberini, allora proprietà del Monte. Da notare, all’interno del cortile, vari monumenti e ricordi pontifici.
    La funzione del Monte di Pietà, che si introdusse a Roma in ritardo, dopo che era stato sperimentato in altre città dell’Italia centrale, fu provvidenziale in un’epoca di grande penuria economica e mancante di istituzioni assistenziali. Esso nacque dal proposito di combattere l’usura e il suo carattere fu quello delle redimibilità del “pegno” dietro rimborso, con l’aggiunta di un modesto interesse corrispondente alle spese di gestione. Spesso la beneficenza di privati o di confraternite liberava le polizze dal dovere di restituzione del prestito.

    Roma, 15 settembre 2019

  3. Articolo

    Woodstock – Tre giorni di pace, amore e musica

    di Paolo Ricciardi

    A cinquanta anni da Woodstock, ovvero da quello che è considerato il più grande evento musicale, e non solo, realizzato fino a oggi, pubblichiamo un articolo di Paolo Ricciardi che ripercorre brevemente quei giorni di

    Woodstock – Il Concerto – 1969.

    musica, ma anche di pace e amore, quando una vasta comunità si riunì in un luogo con l’unica motivazione di ascoltare musica e condivise tutto, dimostrando che convivenze pacifiche sono effettivamente possibili, se si condividono ideali e obiettivi.

    Sono le 17.00 del 15 agosto 1969 quando Richie Havens sale sul palco, dando inizio a un evento che entrerà nella storia della musica e non solo, diventando simbolo di una generazione e dei suoi sogni, purtroppo mai realizzatisi.
    Tutto iniziò da un semplice annuncio sul giornale, pubblicato da John Roberts e Joel Rosenman, che recitava più o meno così: “Uomini giovani con capitale illimitato cercano interessanti opportunità, legali, di investimento e proposte d’affari”.
    I soldi, in pratica, erano quelli di Roberts, il quale li aveva ereditati dal ramo farmaceutico. Con lui, nella missione, era impiegato il suo migliore amico, Rosenman. Ma a far scoccare la scintilla furono due nuovi arrivati, Artie Kornfeld e Mike Lang.
    Questi ultimi contattarono Roberts e Rosenman con la proposta di creare uno studio di registrazione nel villaggio di Woodstock, nella contea di Ulster dello stato di New York. La proposta dello studio di registrazione si modificò ben presto nell’ambizioso progetto di organizzare un mega festival musicale e artistico che avrebbe dovuto accogliere circa 50.000 persone.
    continua…

  4. La Roma degli Anglicani: la chiesa di San Paolo Entro le Mura

    È il primo edificio di culto non cattolico costruito a Roma dopo la fine del potere temporale della Chiesa: un documento unico del movimento inglese Arts and Craft in Italia e una delle più interessanti realizzazioni d’arte sacra nella Roma, finalmente capitale, di fine Ottocento.

    San Paolo Entro Le Mura – Via Nazionale – Roma.

    Si tratta della chiesa anglicana di San Paolo Entro le Mura in via Nazionale, un unicum nel panorama urbanistico umbertino.
    Fu edificata tra il 1873 e il 1880 su progetto dell’architetto George Edmund Street e su commissione del reverendo Richard Nevin, capo della congregazione protestante episcopale, che si riuniva nella Legazione Americana presso la Corte Pontificia, appassionato collezionista d’arte.
    Il reverendo Nevin fu colui che acquistò i terreni e ottenne la concessione edilizia dallo stato italiano.
    La possibilità di edificare un tempio anglicano a Roma, ma più generale in Italia, si concretizza all’indomani dell’unità, quando Roma diviene capitale del nuovo Stato, e quando lo Stato italiano si dota di una prima Costituzione in cui viene sancita la libertà di culto. In questo momento diviene quindi possibile edificare chiese non cattoliche all’interno delle città.
    Fino a questo momento non era stato possibile per gli Anglicani avere un proprio edificio di culto. Nel 1859 la prima Eucarestia a Roma celebrata secondo la liturgia della Chiesa Protestante Episcopale fu somministrata in una casa privata a Trinità dei Monti. Dopo poco tempo arrivò a Roma il reverendo Langdon che insieme ad alcuni cittadini decise di organizzare una vera e propria chiesa Episcopale chiamata Grace Church, la cui prima sede fu un granaio fuori dalla Porta del Popolo, ottenuto nel 1866.

    Il Rosone – San Paolo Entro lLe Mura – Via Nazionale – Roma.

    Si arriva così al 1870 e alla nuova costituzione che permette agli anglicani di chiedere alla congregazione e agli amici di Grace Church negli Stati Uniti di raccogliere fondi per la costruzione di una nuova chiesa, questa volta da edificare realmente e all’interno della città. Già nel 1871 la Grace Church cambia nome in Saint Paul’s Within the Walls. Il 25 gennaio del 1873, festa della Conversione di San Paolo, venne posta la prima pietra.
    Durante la Prima Guerra Mondiale il rettore di San Paolo e i suoi parrocchiani furono incaricati della distribuzione dei fondi alle vedove e agli orfani.
    La chiesa venne chiusa nel 1940 e fu posta sotto la protezione della legazione svizzera a Roma. Riaprì solo nel 1943 come cappella delle truppe americane. Le panche che ancora oggi vengono utilizzate all’interno della chiesa furono realizzate dal corpo dei furieri americani a partire da un’unica scorta di assi di pino.
    La chiesa ricerca all’esterno uno stile romanico-gotico caratterizzato da strisce di mattoni rossi di provenienza senese che si alternano al travertino, nel quale è incastonato un rosone con i simboli dei quattro Evangelisti, la

    Particolare di una delle vetrate istoriate dedicate alla vita di San Paolo – San Paolo Entro Le Mura – Via Nazionale – Roma.

    cui complessità decorativa si apprezza all’interno dell’edificio di culto. Nel rosone è infatti rappresentato, nel centro, il Cristo Re circondato da otto martiri romani.
    Dalla facciata prende slancio il campanile a base quadrata i cui piani si aprono con trifore e bifore.
    Alla realizzazione dell’edificio concorsero i maggiori rappresentanti dell’arte inglese dell’epoca esportatori del Victorian Reinassance che, insieme con la ditta inglese Clayton & Bell, ornarono con mosaici e vetrate policrome questa piccola chiesa anglicana al centro di Roma.
    Il richiamo all’arte gotica, e a quella bizantina, è sottolineata proprio dalla scelta di decorare la zona absidale con mosaici, di avere vetrate policrome alle finestre come pure il rosone che si apre in facciata, nei pavimenti di stile veneziano, dai pannelli di maiolica dipinta in rilievo lungo le pareti laterali, attribuiti a William Morris ma realizzati da Frederick Garrad, allievo dell’architetto George E. Street.
    L’accesso si ha tramite un portale con doppio passaggio, sovrastato da un mosaico del 1909 che raffigura “San Paolo che insegna il Vangelo a Roma” opera di George Breck. Nella scena San Paolo è insieme al soldato che dovrebbe sorvegliarlo, e che invece si mostra interessato a ciò che l’Apostolo sta narrando.

    Pannello in maiolica – San Paolo Entro Le Mura – Via Nazionale – Roma.

    L’interno mostra un raffinato apparato decorativo: illuminato nelle tre navate da vetrate con la “Storia della vita del Santo”, impreziosito nelle pareti da maioliche realizzate su disegno di William Morris, i mosaici dell’abside e del coro sono opera su cartoni del preraffaellita Edward Burne Jones. L’artista non venne mai a Roma, commissionò il tutto direttamente dal suo paese natio a una società di Murano, incaricata di realizzare le tessere musive.
    Il valore artistico di questa decorazione musiva è altissimo tanto che lo Stato italiano la ha dichiarata monumento nazionale.
    La simbologia che contraddistingue i lavori preraffaelliti si fa sentire con forza anche in questo contesto fuori dai confini inglesi.
    Sulla prima arcata è collocato il mosaico di Burne Jones l’Annunciazione, ambientata all’ora del tramonto e fuori dalla città, dove Maria si è recata per attingere acqua. L’episodio rappresentato si rifà all’arte bizantina quando gli artisti attingono alla narrazione contenuta nel Protovangelo di San Giacomo. La scena è occupata dalle figure di Maria e dell’Angelo, mentre Cristo viene rappresentato attraverso uno dei suoi simboli: il pellicano. C’è un vaso a ricordare che Maria è andata a prendere l’acqua e il vaso in epoca bizantina alluderà a Maria stessa.

    Controfacciata – San Paolo Entro Le Mura – Via Nazionale – Roma.

    Sopra il coro è invece rappresentato l’albero del perdono. Una raffigurazione veramente inusitata con Cristo, nella posizione classica della crocifissione, appoggiato all’albero della conoscenza che gli fa da sfondo. Ai lati Adamo ed Eva, quest’ultima accompagnata dal loro primogenito. Nella scena si possono ancora distinguere dei cardi che si trasformano in gigli. I primi sono simbolo della fatica dell’uomo, che ha però componente divina.
    L’abside è interamente decorata da un grande mosaico che rappresenta il Cristo in Gloria, ispirato dal racconto che ne fa Giovanni nel L’Apocalisse. Sul fondo del cielo si intravede l’abbagliante visione degli angeli, in primo piano quelli musicanti, al di sotto della quale è seduta la maestosa figura di Cristo a sua volta sostenuta da cherubini e serafini. Cristo tiene nella mano sinistra il globo terrestre e alza la destra in segno di benedizione. Dai suoi piedi sgorga acqua viva, i quattro fiumi del Paradiso, il suo trono è circondato da un’iride, da ciascuna porta del Paradiso si affaccia un Arcangelo: Uriele, il guardiano del Sole, Michele, con la lancia e lo scudo, Gabriele, con il giglio dell’Annunciazione, Chemuele, il coppiere, Zofiele, il guardiano della Luna.
    Da una porta non si affaccia nessuno: è quella di Lucifero posta lì a ricordare che si può sempre cadere nel peccato.
    Al di sotto di questa prima fascia segue una seconda decorata con angeli impegnati a separare le acque: è quindi una rappresentazione della Creazione secondo la Genesi.

    Soffitto a cassettoni – San Paolo Entro Le Mura – Via Nazionale – Roma.

    Al di sotto di questa fascia una terza in cui i personaggi rappresentati sono organizzati in cinque gruppi di persone. Il primo gruppo, sulla sinistra, è costituito dagli asceti, cioè la componente profetica della chiesa. Tra i diversi personaggi si distingue San Francesco con le stimmate. Quindi un gruppo di donne che rappresenta il servizio di Dio nella vita quotidiana, e qui si possono distinguere santa Marta, con le chiavi, e la Maddalena con il balsamario. In posizione centrale un gruppo più numeroso costituito da dieci figure maschili: cinque uomini che rappresentano i padri della chiesa orientale e cinque che rappresentano i padri della chiesa occidentale, tra i quali si distinguono San Paolo, San Pietro, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino.
    A seguire un gruppo altrettanto folto con la Vergine e le Sante e le Martiri. Qui si riconosce Santa Cecilia con l’organo, Sant’Agnese con l’agnello, Santa Caterina con la ruota, Santa Barbara con la torre.
    Infine un gruppo di otto cavalieri cristiani con le armature, alcuni a cavallo, altri a piedi. Essi sono i patroni nazionali e si distinguono San Giorgio per l’Inghilterra, San Giacomo per la Spagna, San Patrizio per l’Irlanda,

    Adorazione del Bambino Gesù – George Breck – 1913.

    Sant’Andrea per la Scozia, San Dionigi per la Francia.
    Curiosamente i volti di alcuni santi sono quelli di importanti personaggi storici coevi: Ulysses S. Grant, generale e politico statunitense che presta il volto a san Patrizio, o Abramo Lincoln a sant’Andrea, Giuseppe Garibaldi a san Giacomo. Uno dei fondatori e maggiori finanziatori della chiesa, J.P. Morgan, presta il suo volto a Sant’Ambrogio nel gruppo dei Padri della chiesa.
    Le vetrate furono invece disegnate e realizzate espressamente per la chiesa alla fine dell’Ottocento dalla ditta inglese Clayton & Bell. Il tema affrontato dalle vetrate è la vita di San Paolo. Questa narrazione inizia dalla vetrata su Via Nazionale con Saul ai piedi di Gamaliele, il suo maestro, così come riportato negli Atti degli Apostoli, e termina con il martirio di Paolo presso l’abbazia delle Tre Fontane.
    Nel battistero una delle vetrate rappresenta il battesimo di San Paolo e del carceriere a Filippi. Più moderna è la vetrata realizzata da Albano Poli che

    Pulpito – San Paolo Entro Le Mura – Via Nazionale – Roma.

    ha il ruolo di separare la zona del battistero stesso da quella destinata ai visitatori.
    In controfacciata si possono ammirare i mosaici di George Breck. Realizzati nel 1913 essi trattano il tema della Creazione del Mondo e la Redenzione dell’uomo, con Adamo che viene chiamato alla vita nel giardino del Paradiso Terrestre, e la rappresentazione delle due città sacre di Betlemme e Gerusalemme.
    In basso la Natività con i Re Magi e i pastori che portano doni a Gesù tenuto in braccio da Maria. Sia Maria che Gesù hanno aureole preziose che richiamano quelle della moltitudine di angeli che completano la scena in alto. Maria e Giuseppe sono seduti su seggiole semplici che ricordano solo per associazione i ricchi troni su cui la tradizione pittorica fa sedere Maria.

    Roma, 9 settembre 2019