Palazzo Mattei di Giove, detto anche Antici-Mattei fu costruito da Carlo Maderno tra il 1598 e il 1611 per Asdrubale Mattei, duca di Giove. È l’ultimo, in ordine di tempo, dei cinque palazzi Mattei che formano un unico complesso architettonico – la
cosiddetta “isola Mattei” – tra via Caetani, via delle Botteghe Oscure, piazza e via Paganica, piazza Mattei e via dei Funari. È sede della Discoteca di Stato, del Centro Italiano di Studi Americani, dell’Istituto Storico per l’Età moderna e contemporanea e della Biblioteca di Storia moderna e contemporanea.
I Mattei, le cui case medievali si trovano in Piazza in Piscinula a Trastevere, vennero a risiedere in questa zona alla metà del Quattrocento e vi costruirono gradualmente una serie di palazzi con il nome dei feudi di spettanza dei diversi rami familiari. Discendendo dall’antico casato romano dei Papareschi, i Mattei detenevano tra l’altro il remoto privilegio di fungere da “Guardiani di Ponti e Ripe” in periodo di Sede Vacante. Tale funzione, analoga a quella dei Chigi di “Maresciallo del Conclave” comportava anche il diritto di esigere pedaggi. La custodia dei ponti veniva assicurata da una compagnia di fanti in uniforme rossa, provenienti dai feudi ducali.
Prime ad essere costruite furono le due case corrispondenti ai portali di piazza delle Tartarughe. Esse vennero riunite ed ebbero un’unica facciata a metà del Cinquecento.
Quello a destra, cui si accede attraverso il più portale interessante, con cornice marmorea e stemma, ha di fronte un arioso porticato a doppio ordine di archi su agili colonne. Si accede al secondo piano con un erto scalone esterno che attribuisce un particolare fascino all’insieme, la cui realizzazione viene attribuita a Nanni di Baccio Bigio, allievo di Michelangelo.
Il Palazzo Mattei Paganica della via omonima è del Vignola: ha il cortile con portico e loggia chiusa sul lato della facciata e sale decorate dagli Zuccari. L’esterno si nota soprattutto per un grandioso cornicione. Ha sede nel palazzo l’Istituto della Enciclopedia Italiana, fondato nel 1925 da Giovanni Treccani.
Sotto il palazzo si trovano i resti del Teatro di Balbo la cui scena era in direzione di via Caetani. Al di là della strada attuale si trovava la Crypta Balbi i cui avanzi, nei quali si erano insediati i funari, tintori ed altri artigiani, presero nel Medioevo il nome di “botteghe oscure”. La Crypta Balbi era un annesso del Teatro omonimo; essa doveva aver forma di portico o di passaggio coperto per funzioni di pubblica accoglienza, collegate con la vita del teatro medesimo. Su via delle Botteghe Oscure insiste Palazzo Caetani, costruito però per un Alessandro Mattei.
Infine, Palazzo Mattei di Giove, titolo di un altro possesso feudale della famiglia, all’angolo tra le vie dei Funari e Caetani, quindi con doppia ed analoga facciata. L’esterno ha imponenza massiccia, alternando laterizio e travertino, ed è concluso con un maestoso cornicione. Due atri uguali, corrispondenti ai due portoni, confluiscono con bell’effetto in un primo cortile che ha, su un lato, uno spazioso porticato con loggia e, di fronte, l’arco di passaggio a un secondo cortile.
Difficile descrivere l’effetto di stupore e di serenità che è ingenerato dalla ricchissima esposizione di antichi rilievi sui diversi prospetti, dalle statue che ritmano il cortile, dai busti che si affacciano alla loggia. Questi marmi, che possono dare l’idea di un tipo di decorazione che fu propria di alcune delle più ricche dimore, e che sono profusi anche lungo lo scalone, con stucchi sui cupolini dei ripiani, rappresentano gli avanzi di una raccolta di antichità di proprietà della famiglia, e per la cui esposizione fu realizzata la Villa Mattei, oggi indicata con il nome di Villa Celimontana. In questo primo cortile compare lo stemma dei Mattei associato con l’aquila dei Gonzaga: Asdrubale era, infatti, sposato con Costanza Gonzaga, imparentata con la potente famiglia degli Asburgo.
Nelle sale del palazzo ora occupate dal Centro Studi Americani, si possono ammirare affreschi di Francesco Albani, Giovanni Lanfranco, Pietro da Cortona, Paul Brill. In una piccolissima cappella sono visibile anche degli affreschi di Antonio Pomarancio. In questo bellissimo palazzo ha soggiornato, tra il novembre 1822 e l’aprile 1823, Giacomo Leopardi, imparentato con il ramo Antici- Mattei. Estinta, infatti, la linea maschile dei Mattei di Giove all’inizio del XIX secolo, il palazzo fu ereditato da Marianna, figlia di Giuseppe Mattei e moglie di Carlo Teodoro Antici di Recanati, fratello di Adelaide, madre di Leopardi.
Nel 1938 l’edificio fu acquistato dallo Stato.
Roma, 29 aprile 2018