Palazzo Altemps, già Palazzo Riario, si erge nel cuore del rione Ponte, in piazza Sant’Apollinare, a pochi passi da piazza Navona. Deve il suo nome al cardinale Marco Sittico Altemps, proveniente dall’Alto Tirolo, che lo acquistò nel 1578, eleggendolo a propria dimora romana.
È uno dei quattro poli del Museo Nazionale Romano, insieme a Palazzo Massimo, alla Crypta Balbi e al Museo delle Terme di Diocleziano, e ospita importanti collezioni di arte antica e una significativa raccolta di opere egizie.
Nelle sale ancora in parte affrescate, è possibile ammirare sculture greche e romane appartenute nei secoli XVI e XVII a varie famiglie della nobiltà romana. Il nucleo più consistente è costituito dalla collezione Boncompagni Ludovisi, ma vi sono conservate anche le collezioni Mattei e Del Drago e alcune opere d’arte un tempo possedute dalla famiglia Altemps. Tra gli esemplari più rappresentativi, il Galata suicida, il sarcofago cosiddetto Grande Ludovisi, il Trono Ludovisi e l’Ares Ludovisi. Le sculture sono presentate secondo il gusto antiquario per l’ostentazione dei capolavori dell’antichità proprio di quel tempo. Alcune sono state restaurate nei secoli
XVI e XVII con integrazioni eseguite da eccellenti scultori dell’epoca quali Gian Lorenzo Bernini, Alessandro Algardi e Ippolito Buzio, mentre la sezione dedicata all’arte egizia costituisce una delle più significative testimonianze della diffusione dei culti egizi a Roma.
Palazzo Altemps è il punto di arrivo cinquecentesco di una serie di costruzioni che occupavano la zona fin dall’antichità. Negli scavi archeologici preliminari ai lavori di restauro sono state rinvenute le strutture di una domus romana tardo imperiale e i resti di numerose case-torri medievali inglobate nel palazzo rinascimentale. I suoi tesori in marmo pregiato mantengono un legame ideale con l’antica vocazione del rione Ponte, sede di uno dei due porti marmorari di Roma sin dai tempi di Augusto: la Statio rationis marmorum, cioè ufficio del monopolio imperiale sulle cave e il ponte detto la Marmorata, oggi Testaccio. Era qui che venivano scaricati e lavorati i marmi destinati sia all’architettura, e utilizzati nel Campo Marzio, sia alla statuaria. In tutta la zona tra Sant’Andrea della Valle, la Chiesa nuova e il Tevere sono riemerse botteghe di marmorari con resti di opere non finite e attrezzi risalenti all’epoca di Traiano. Secondo alcuni insigni archeologi, la vicina chiesa di Sant’Apollinare sarebbe sorta sulle rovine del tempio di Apollo.
Con la feudalizzazione di Roma e l’occupazione dei resti antichi da parte delle famiglie baronali la città si divise in un settore ghibellino ad est, controllato dai Colonna, e un settore guelfo, controllato dagli Orsini. Il cammino di ronda che divide tuttora il rione di Parione da quello di Colonna correva lungo l’attuale vicolo dei Soldati.
È nel 1400 che comincia a strutturarsi Palazzo Altemps quale oggi lo conosciamo. A partire da Girolamo Riario, che ne fece eseguire il disegno da Melozzo da Forlì. Girolamo, nipote di Sisto IV, avrebbe voluto completarne la costruzione per il suo matrimonio con Caterina Sforza, ma i lavori non si conclusero prima del 1480.
Tramontata con la morte di Sisto IV la fortuna dei Riario, nel 1511 il palazzo fu acquistato, ampliato e decorato dal cardinal Francesco Soderini, che vi chiamò a lavorare gli architetti Antonio da Sangallo il
Vecchio e Baldassarre Peruzzi, al cui intervento si deve il cortile maggiore. Tra il 1513 e il 1518 la dimora passò al cardinale mediceo Innocenzo Cybo. E dopo essere stato residenza degli ambasciatori spagnoli, il palazzo fu acquistato, nel 1568, dal cardinale austriaco Marco Sittico Altemps, figlio della sorella di Pio IV, che ne fece la residenza del casato. Si deve a lui la prima collezione di sculture antiche. A questi anni, però, risale anche una storia di sangue che coinvolse la famiglia Altemps: il figlio naturale di Marco Sittico, Roberto, fu accusato di adulterio e fatto decapitare a 20 anni proprio da Sisto IV per aver sposato una degli Orsini, suoi nemici giurati
Nel 1604, papa Clemente Aldobrandini donò alla famiglia Altemps le spoglie di papa Aniceto per arricchirne la cappella privata, ma a memoria imperitura della morte di Roberto, il figlio Giovanni Angelo fece dipingere nella cappella del palazzo un grande affresco che riproduce la decapitazione del padre. È ancora Giovanni Angelo che si deve il primo teatro del palazzo.
Sempre a Palazzo Altemps venne fondata l’Accademia dell’Arcadia. Qui recitò Metastasio e suonò Mozart, durante il suo soggiorno romano.