17 Trastevere è uno dei quartieri antichi di Roma che ha ceduto molto del suo carattere alla modernità e alla contemporaneità del “mordi e fuggi”.
Chi cammini oggi per le vie del quartiere incontra ristoranti, trattorie, bar, negozi finti alternativi e botteghe storiche che spesso, loro malgrado, di storico non hanno più nulla. Difficile è, per chi cammini oggi, nelle vie strette del quartiere cogliere il suo aspetto medievale quasi inalterato e rintracciare l’essenza della sua storia.
Questa storia, per caso o perché davvero l’origine dei Trasteverini è diversa da quella dei Monticiani, come la tradizione vuole che sia, spesso coincide con la storia di donne che qui sono nate, hanno lottato o semplicemente sono passate e, in qualche maniera, trasteverine sono diventate. Alcune hanno finito con il lasciare al quartiere il cuore, la ribellione indomita e la vita.
Sarà forse pure per il carattere combattivo che da sempre è riconosciuto agli abitanti di Trastevere, ma queste donne, che si possono incontrare passeggiando per le sue strette vie, attraversano il tempo e lo spazio e ripropongono spesso, oggi, questioni che risolte ed antiche non sono, ma che restano attuali.
Donne diverse eppure simili nelle loro istanze di libertà e di uguaglianza. Giovani e moderne come Giorgiana Masi, la cui vita fu stroncata manifestando per affermare un diritto di tutti: quello di poter manifestare in piazza il proprio dissenso senza rischiare di essere uccisi per questo. Si chiede in pratica l’abrogazione dei trentasei articoli della Legge 152, meglio nota come “Legge Reale”.
Donne come Giuditta Tavani Arquati, sposa per amore a 14 anni, e rivoluzionaria da sempre e per sempre. Giuditta immaginò e volle un mondo libero e più giusto per se, per i suoi figli e per tutte le generazioni successive e per questo idea di società repubblicana e libera organizzò la lotta al Papa re preparando la via, in quel lontano 1867, alla conquista della città di Roma.
La figura e l’azione di Giuditta Tavani Arquati rimasero così impresse nella memoria non solo di Trastevere, ma dell’intera città di Roma, che fu fondata, il 9 febbraio 1887, un’Associazione che portava il suo nome. Questa Associazione fu sciolta nel 1925 dal governo fascista, per tornare a nuova vita solo dopo la Liberazione.
Alcune donne di Trastevere passano poi dalla storia al mito come Lina Cavalieri, ma ancor più come La Fornarina di Raffaello, tanto mitica che molti studiosi del pittore, ancora oggi, dubitano della sua esistenza ritenendola una sorta di summa di tutte le donne affascinanti e seducenti che entrarono nella vita dell’artista e condivisero con lui i piaceri che lo portarono ancor giovane alla morte. Il fascino della seduzione de La Fornarina, Trasteverina per antonomasia, quale simbolo di tutte le donne, ancora oggi emana dal dipinto che la rappresenta e soggioga chiunque si fermi ad ammirarlo.
Sarà per tutte le storie femminili che l’attraversano, ma Trastevere diviene, per caso o per forza, il luogo naturale dove approdano due realtà femminili per eccellenza: la Casa Internazionale delle Donne e l’Archivio dell’Unione Donne Italiane (UDI).
L’UDI nasce nel 1944 – 1945 dai gruppi di difesa delle donne e subito s’impegna per realizzare il tessuto polito e sociale necessario alla riuscita della campagna per il diritto al voto delle donne. Il 31 gennaio 1945 fu emanato il decreto legislativo che conferiva il diritto di voto alle Italiane che avessero almeno 21 anni con eccezione delle prostitute schedate che lavorassero fuori dalle case dove era loro concesso di esercitare la loro professione.
In questa legge non si faceva però menzione della possibilità delle donne di essere elette, diritto che verrà conquistato con il decreto n. 74 del 10 marzo 1946. Questo decreto faceva seguito ad un telegramma composto dall’UDI l’11 febbraio 1945 ed indirizzato al ministro Bonomi, nel quale si chiedeva l’eleggibilità delle donne. Con questo decreto erano eleggibili le donne italiane a partire dal loro venticinquesimo anno di età.
Le donne italiane diventavano in questa maniera cittadine con pieni diritti.
Le prime elezioni amministrative alle quali le donne furono chiamate a votare si svolsero il 10 marzo 1946, mentre le prime elezioni politiche fu il Referendum istituzionale per decidere la forma di governo tra Monarchia e Repubblica, che si svolse il 2 giugno 1946.
Gli effetti del decreto che sanciva la cittadinanza con pieni diritti per le donne si fecero sentire già nelle elezioni per l’Assemblea Costituente dove furono elette 21 donne, di cui cinque, Maria Federici, Angela Gotelli, Nilde Jotti, Teresa Noce e Lina Merlin, faranno parte della Commissione per la Costituente incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione repubblicana.
A conclusione dei lavori verrà varata nel 1948 la Costituzione Italiana che all’articolo tre recita:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Stabilendo per le donne pari diritti e pari dignità sociale in ogni campo.
Per un lungo periodo di tempo l’UDI è l’associazione che, per definizione, in Italia rappresenta le donne e che viene percepita come allineata e complementare alla Sinistra.
Con il IX Congresso, tra il 1981 e il 1982, l’UDI rimette in discussione la propria organizzazione e si rinnova totalmente senza abbandonare i temi che da sempre la hanno caratterizzata. Così la nuova azione politica dell’UDI è stata ripensata in funzione di due realtà presenti nella società italiana: le donne giovani e le immigrate.
L’UDI dispone di un Archivio costituito da tutti quei documenti che testimoniano le fatiche che le donne hanno dovuto affrontare per sottrarsi al patriarcato, agli usi e costumi e al senso comune.
L’Archivio comprende 6000 fascicoli, 1374 manifesti, 3000 fotografie, una collezione di giornali d’epoca, e una documentazione cartacea che copre gli anni che vanno dal 1944 al 2000.
Aprirà l’archivio, per le socie e i soci di Roma Felix, Rosanna Marcodoppido. Rosanna fa parte dal 1974 dell’UDI. E’ stata per molti anni la vicepresidente dell’Associazione Nazionale degli Archivi dell’UDI. Ha organizzato seminari e convegni sull’esperienza storica femminile, sulle radici del Patriarcato e gli stereotipi sessisti, sui legami d’amore. E’ impegnata nella rete cittadina “Io decido” e nel movimento “Non una di meno”. Numerosi suoi articoli sono apparsi su alcuni giornali e riviste femministe.
Roma, 2 aprile 2017