Bengalesi, indiani, arabi, africani, romeni, cinesi. Negozi di kebab, di frutta e verdura e chincaglieria varia. E decine di call center per inviare valuta all’estero e per collegarsi via internet con le famiglie d’origine. Poi la storica scuola elementare del quartiere, la “Carlo Pisacane”, ormai frequentata in maggioranza da
bimbetti stranieri. E ancora, donne con grappoli di ragazzini al seguito, avvolte dai loro coloratissimi abiti tradizionali: le vedi sfilare soprattutto di domenica, alla “controra”, come si dice a Roma, quando le strade del quartiere sono semideserte per via del grande pranzo di famiglia.
È questa mescolanza tra persone provenienti dai luoghi più poveri del mondo a rendere Tor Pignattara uno dei quartieri più vivaci di Roma, tanto da surclassare ormai il vicino e celebratissimo Pigneto. Qui l’arte urbana sta assumendo, tra l’altro, un ruolo importante: progressivamente, grandi e piccoli muri si stanno rivestendo delle opere di artisti di strada famosi in tutto il mondo come Jeff Aerosol e C215. Artisti che qui, per la prima volta, si sono cimentati con la pittura murale come Aakash Nihalani. O artisti giovani che hanno saputo imporsi all’attenzione dell’arte contemporanea, quali Etam Cru o ancora artisti italiani molto noti anche sulla scena internazionale come David “Diavù” Vecchiato, Nicola Alessandrini e Lucamaleonte. Questi ultimi hanno attuato un progetto più vasto di arte residente di cui il murales è solo l’espressione più evidente, ma che prevede anche la realizzazione di un video. Non mancano inoltre centri culturali, biblioteche e feste organizzate grazie alla collaborazione tra giovani italiani e stranieri.
In realtà, traffico, caos, rumore, confusione, mescolanza di culture non sono caratteristiche solo di oggi: il quartiere di Tor Pignattara se le porta dietro dal giorno della sua nascita, avvenuta alla fine dell’Ottocento, quando per essere “extra-comunitari” bastava non essere nati a Roma. E il mercato chiassoso che si dipana lungo l’omonima via esisteva già agli inizi del Novecento e provocava allora problemi di viabilità forse maggiori di quanti non ne provochi oggi.
Ciò che è cambiato profondamente è la fisionomia dell’intero territorio. La Marranella, Tor Pignattara, il Borghetto degli Angeli, la Certosa erano un tempo realtà separate, disperse nella campagna, che lentamente, con l’espandersi della città, hanno finito con il fondersi, perdendo in parte le loro caratteristiche originali.
Tor Pignattara oggi è il cuore pulsante di un vasto territorio della periferia sud-est di Roma, strutturato dalla croce viaria formata da via Casilina, via di Tor Pignattara e via di Acqua Bullicante – che prende il
nome da un fiume che scorreva da queste parti, i cui flutti contenevano idrogeno solforato, e dunque “bollivano” – cui fanno da corona altri quartieri popolari quali il Prenestino e Villa Gordiani, il Tuscolano, il Pigneto, Centocelle e il Casilino 23. Oggi un’area intensivamente abitata, sfigurata dalla speculazione edilizia iniziata nel dopoguerra e selvaggiamente proseguita fino agli anni ’70, che ha completamente inglobato, a volte nascondendole, importantissime testimonianze archeologiche.
Qui infatti, lungo la via Casilina, che per i romani era la via Labicana, sorgeva l’enorme villa dell’imperatore Massenzio, completamente distrutta da Costantino che, per cancellarne definitivamente la memoria, fece edificare al suo posto il mausoleo dedicato alla madre sant’Elena.
Qui sorgono e sono state riaperte da poco tempo le bellissime catacombe dei santi Marcellino e Pietro, e sempre in questa zona sono state ritrovate le testimonianze del cimitero degli Equites singulares, vale a dire le guardie del corpo degli imperatori romani, che erano di stanza e si allenavano nella villa di Massenzio.
Ma la storia del quartiere di Tor Pignattara è lunga e attraversa i secoli. Qui, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, si è giocata una partita decisiva per le sorti dell’occupazione nazista di Roma e del Sud dell’Italia. Già l’8 settembre 1943, annunciato l’armistizio con le truppe alleate, alcuni partigiani
attaccarono i tedeschi lungo le vie Prenestina e Casilina fino alla Tuscolana e all’aeroporto di Centocelle, e in piazza della Marranella si svolse un aspro combattimento. Per tutto il periodo dell’occupazione nazista seguirono decine di azioni mordi-e-fuggi e conflitti a fuoco contro le truppe tedesche e soprattutto contro i mezzi diretti verso sud per portare rifornimenti a Cassino.
Un quartiere “ribelle” insieme al vicino Quadraro e alla vicina Centocelle. Un territorio d’azione sia per i GAP che per Bandiera Rossa: al numero 21 di via di Acqua Bullicante c’era il laboratorio di falegnameria di Luigi Forcella, uno dei responsabili dei GAP zona VIII che operava in questo quadrante della città. Il posto, all’occorrenza, fungeva da deposito di armi. Un altro comandante dei GAP del quartiere, Valerio Perrucchini, venne arrestato dalla Gestapo e ucciso alle Fosse Ardeatine.
Alcuni residenti di Tor Pignattara vennero chiamati a combattere fuori città. Tra loro i fratelli Franco e Bruno Bruni, di 20 e 18 anni, e Giordano Sangalli. Appartenevano tutti e tre alla Brigata Autonoma Stalin.
La visita a Tor Pignattara, come molte delle visite organizzate da Roma Felix, sarà quindi, ancora una volta, l’occasione per raccontare storie grandi e piccole di Roma, lasciando parlare anche i muri dipinti da tanti artisti in questi anni. E per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita per libertà.
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